"Abbandonarsi al personaggio, mettere da parte qualsiasi giudizio morale e accettarlo con tutte le sue ombre e ambiguità". Così Philip Seymour Hoffman dice di essersi guadagnato la prima nomination della sua carriera nei panni del controverso romanziere e giornalista Truman Capote. L'attore, al festival di Berlino per presentare fuori concorso l'omonimo film del quasi esordiente Bennett Miller, ha però minimizzato e preferito scherzare: "La notte degli Oscar? Probabilmente mi annoierò, ma chissà, forse invece ci sarà qualche sorpresa". Più che sul piano individuale, Hoffman ha espresso soddisfazione per le 5 nomination totalizzate dal film: "Le interpretazioni possono essere dimenticate, un film no. La cosa più gratificante è stato il riconoscimento al suo complesso".  Tra le candidature raccolte dal film, anche quella a Katherine Keener come migliore attrice non protagonista. "Sono molto contenta di averla ricevuta per questo film - commenta -. Un'esperienza bellissima, che potrebbe schiudermi tante altre opportunità professionale". Nel film l'attrice interpreta Nelle Harper Lee, l'autrice americana del Buio oltre la siepe, che nel '59 ha accompagnato Truman Capote nelle ricerche per la realizzazione del suo celebre A sangue freddo. Alla base del romanzo, l'ultimo che l'autore avrebbe poi scritto, è il massacro di una famiglia nella campagna del Kansas, che allora aveva destato scalpore e preoccupazione dei media e della comunità: "Più che su Capote in sé - spiega Bennett Miller -, il film si concentra sullo strano rapporto che aveva maturato con i due assassini. Una prospettiva inedita, attraverso cui abbiamo voluto indagare la personalità e il carisma di questo straordinario scrittore". La sua attenzione nei confronti del caso, in un primo momento destata da un ritaglio di giornale, cresce infatti col tempo, fino a diventare una vera e propria ossessione, che lo assorbirà per ben 5 anni. In particolare, come mette bene in rilevo il film, Capote sviluppa un rapporto di intimità e confidenza quasi morbosa con uno dei due assassini: "Credo che nei suoi confronti abbia vissuto una sorta di identificazione - spiega Hoffman -. Dalle lettere che gli inviava si riceve l'impressione che soltanto con lui si sentisse libero di mostrarsi com'era". Ad avvicinare i due, secondo Miller, un passato per molti versi comune: "Entramb avevano una spiccata sensibilità artistica, una storia familiare disastrata, un'infanzia di soprusi e solutidine: al loro incontro si sono riconosciuti immediatamente". Straordinaria, nell'interpretazione di Philip Seymour Hoffman, la capacità di mettere in luce gli aspetti anche più sgradevoli e controversi del personaggio: "Il segreto è accettarlo senza farsi domande - dice -. Per arrivare a impadronirmene ho fatto un lunghissimo lavoro di ricerca e documentazione. La cosa più difficile è stata poi però dargli vita". Tra gli elementi determinanti è nella versione originale, la voce trascinata e quasi femminile del protagonista: "Vedendo decine e decine di documentari su Capote - prosegue Hoffman -, ho capito che si trattava di un elemento determinante su cui puntare per restituire al personaggio la sua complessità".