Due volti femminili che la baraonda della Croisette non riesce a cancellare, Galina Vishnevskaya, una leggenda del teatro russo, e la giovane Jeon Do-yeon, fiamma del nuovo cinema sudcoreano, hanno dominato la nona giornata di una competizione tra le più pregiate nella recente storia del festival di Cannes. Vishnevskaya è una nonna imponente e determinata in visita dal nipote, capitano al campo militare russo in Cecenia. Prende il treno con i militari, dorme nei tendoni del reggimento, visita l'interno spaventoso di un carro armato, porta le sigarette ai commilitoni del nipote, va al mercato condividendo la sorte delle donne anziane. Cerca di capire ciò che sembra davvero insomprensibile, l'organizzazione desolante degli uomini in guerra. Combinando il cinema classico sovietico e il primo piano umanistico di Rossellini, dipingendo di grigio e seppia un mondo che ha dimenticato emozioni e speranze, mastro Aleksandr Sokurov dice come, al cospetto delle generazioni in uscita, sia inaccettabile, grottesca, ogni soluzione militare. Alexandra è uno sguardo partecipe, una sensibilità critica, un'anima universale. Anima: singolare femminile. Vedova, ritrovata la voglia di vivere, Shin-ae si trasferisce col figlio da Seoul in provincia, dove apre uno studio di lezioni di piano. Nel quartiere si sa che Shin-ae ha intenzione di comprare una casa. Un maestro di scuola le sequestra il bambino. Insoddisfatto del riscatto, lo uccide. Secret Sunshine, di Lee Chang-dong, è la cronaca della disperazione mistica di Shin-ae, incomprensa dal mondo soprattutto quando contiene il germe della comprensione e del perdono.