“Perché no?”. Così il maestro Bernardo Bertolucci risponde a chi gli chiede del maquillage stereoscopico del suo L'ultimo imperatore, 9 premi Oscar nel 1988, che questa sera viene presentato a Cannes in versione 3D. “E' una trasformazione magica, specie per la parte infantile: i cortili della città proibita sono ancora più spettacolari, anche se spettacolari è una brutta parola”, prosegue il regista. E cita Proust: “Ho riscoperto un mio film che non vedevo da 25 anni: è una specie di Madeleine enorme, immensa, con ricordi infiniti”.
Ma come si è arrivati a questa versione tridimensionale? “Il produttore Jeremy Thomas voleva fortemente rivedere L'ultimo imperatore nelle sale. La Prime Focus ha creduto nel progetto che è durato molto: lavorare su ogni fotogramma del film ha richiesto 9-10 mesi e 2 milioni di dollari.  Mi piacerebbe potesse riuscire in Cina, del resto, si vorebbe farlo tornare in tutto il mondo”.
Ma il 3D dà emozioni? “Certo, basta a pensare Io e te – l'anno scorso presentato proprio a Cannes - che doveva essere in 3D”, dice Bertolucci, confessando che, “essendo stato fuori gioco per una decina di anni, mi affascina la tecnologia, che è di nuovo sorpresa, utilizzo alternativo del cinema, il cinema post theatrical di Paul Schrader, il Kamasutra dello stile di Barthes: io per il cinema parlerei di Kamera-sutra”.
Infine, il regista commenta il prossimo impegno da presidente di giuria che lo attende alla 70esima Mostra di Venezia: “Non potevo non accettare, il direttore della Mostra Alberto Barbera mi ha scritto una lettera talmente convincente... E devo dire che non mi dispiace ritrovarmi lì e nutrirmi di film”.