“Non è un film sull'eutanasia, ma sul rapporto tra un padre e una figlia. Non ci sono messaggi politici, non mi interessava fare un film pro o contro, perché l'eutanasia resta un tabù. Non ci sono risposte, ma solamente dilemmi. E credo che il tributo sia soprattutto alla vita”.

François Ozon torna in concorso a Cannes quattro anni dopo Doppio amore e lo fa con Tout s'est bien passè (È andato tutto bene), film basato sul romanzo-verità di Emmanuèle Bernheim (in Italia edito da Einaudi), già sceneggiatrice di alcuni film del regista francese (come Swimming Pool e 5x2), deceduta nel 2017.

Tout s'est bien passé
Tout s'est bien passé
Tout s'est bien passé
Tout s'est bien passé

Figlia del collezionista d'arte André Bernheim e della scultrice Claude de Soria, il libro raccontava la sua esperienza personale, relativa al momento in cui il padre, ormai ultraottantenne e semiparalizzato in seguito ad un ictus, le chiese di aiutarlo a morire.

Sullo schermo la donna è interpretata da Sophie Marceau, il padre è André Dussollier, la madre (depressa e affetta dal Parkinson al primo stadio) è Charlotte Rampling (poche pose, ma di classe inarrivabile), la sorella è Géraldine Pailhas.

“Donna generosa, vitale, Emmanuele ama la vita e per amore del padre finisce per accettare l’inaccettabile”, dice la Marceau, che aggiunge: “Quando portiamo sullo schermo personaggi di questo tipo dobbiamo ricordare le sofferenze vissute in prima persona, in modo da poter restituire un insieme di emozioni in grado di far emergere l’amore sopra il dolore”.

Sophie Marceau - Foto Karen Di Paola

“Ho amato il modo in cui Ozon ha trattato questa storia, spaziando tra i registri del tragico e del brillante – dice André Dussollier – mi ha sorpreso incredibilmente la freschezza dei dialoghi e la profondità con cui ha tratteggiato ogni personaggio”.

Acquistato per l’Italia da Academy Two, il film sarà distribuito prossimamente nelle sale italiane.