Grandi nomi e alta moda. Spettacolo e cinema d'autore. Ci saranno domani anche Leonardo Di Caprio, Wong Kar-wai e Valentino ad aprire il 60° festival di Cannes. In attesa del via ufficiale col corale My Blueberry Nights, che porterà sulla croisette anche Jude Law e Natalie Portman, sul tappeto rosso sfilerà fra gli altri la bella Gong Li, elegantissima testimonial dello sponsor L'Oreal, di cui omaggerà i dieci anni di matrimonio col festival. Accolto dalla madrina Diane Kruger, a sfilare in passerella ci sarà anche Di Caprio, richiamato per presentare il suo documentario ecologista The 11th Hour. All'insegna di sfarzo e lusso, l'annunciata presenza di Eva Herzigova, che insieme a Elizabeth Hurley, la francese Judith Godrèche e la stessa Gong Li, celebreranno il matrimonio glamour fra Valentino e la maison Chopard: una "Red Carpet Collection" di 10 parure, che hanno ispirato lo stilista italiano per vestire altrettante star. La serata, in diretta su Coming Soon Television a partire dalle 18.45, inaugurerà la copertura mediatica che il canale satellitare si è aggiudicato in esclusiva per l'Italia. Mentre spetta a Wong Kar-wai inaugurare il concorso, ad aprire Un certain regard, la sezione che ospiterà Mio fratello è figlio unico di Daniele Luchetti, sarà un film "parigino" di Hou Hsiao-hsien, dopo la sua incursione su tokyo con Café Lumière, in concorso a Venezia nel 2004.
Come si fa a trasformare un anniversario, il sessantesimo, in un'edizione da ricordare? L'idea l'hanno avuta i diabolici due: Gilles Jacob, presidente del festival di Cannes e il direttore Thierry Fremaux. Hanno convocato 35 registi da 25 paesi diversi e gli hanno dato una traccia. Un tema da sviluppare in tre minuti all'insegna della libertà, in poche parole: a ognuno il suo cinema. I francesi è vero hanno il complesso di Napoleone, non è un caso però che Cannes continui a mantenere intatto nel tempo il fascino di un grande festival e il livello artistico, variabile a seconda delle annate, sia sempre elevato nonostante la concorrenza agguerrita di Venezia, Roma e Berlino. Di suo la Croisette è uno spettacolo naturale, il periodo è favorevole (maggio), le strutture sono agevoli, la manifestazione è circoscritta e c'è il trionfalismo della Montée de Marche (vestita di un nuovo tapis rouge per l'occasione). Dietro però c'è la volontà di chi ama e segue passo dopo passo la sua creatura, che non si fa influenzare dai giochi di potere: c'è la continuità del progetto di Jacob, che da oltre trent'anni è l'orchestratore di Cannes. Nel disegno rientra anche la scelta di Stephen Frears come presidente della giuria ufficiale, Frears non solo è un autore che ha alternato Le relazioni pericolose a film scomodi come Piccoli affari sporchi e ha appena portato a casa un Oscar per The Queen, ma manca a Cannes da undici anni. Gli altri (c'è pure Scorsese in tutte le salse), i registi che ha chiamato per l'opera collettiva, Jacob li conosce bene, a partire da Gus Van Sant, Ken Loach, Nanni Moretti (l'unico italiano a essere stato ingaggiato), per finire con i Coen, i Dardenne e Wong Kar-wai. Sono aficionados della Croisette, molti di loro hanno vinto la Palma, sono stati in giuria, alcuni sono cresciuti tra le braccia di questo festival. Jacob li ha riuniti (con la promessa scherzosa di un posto in Paradiso) come si fa con i parenti vicini e lontani e gli ha dato, più o meno, carta bianca. Così Wenders è finito in Congo, Tsai Ming Liang in Kuala Lumpur e Cronenberg è andato a filmare nelle toilette e Angelopoulos ha scelto Mastroianni. Sullo sviluppo finale silenzio assoluto, nessuno di loro è stato messo a conoscenza del frammento dell'altro. Star, concorso mostre, fuochi d'artificio e, italiani a parte lo scarto è proprio in quei 35 registi.