Asia Argento: “Non sono la psicologa di me stessa, è un film personale, non autobiografico, non terapeutico: tutta l'arte è autobiografia, diceva Fellini, ma la perla è l'autobiografia dell'ospite”. Parola di Asia Argento, che ritorna a Cannes, sezione Un Certain Regard, con Incompresa, sua terza opera da regista: protagonista una bambina di 9 anni, Aria interpretata da Giulia Salerno, che nel 1984 è vittima della separazione dei genitori, Gabriel Garko e Charlotte Gainsbourg.
Sceneggiatura a quattro mani con Barbara Alberti, dal 5 giugno nella nostre sale in 100 copie con Good Films, Incompresa “non è un excursus della mia vita – dice Asia - ma nasce dall'immagine di una bambina cacciata dai genitori che si ritrova in un parchetto con un gatto e la valigia”. Nell'infanzia  - prosegue – “succede a tutti, anche a chi dice che ha avuto un'infanzia felice per rendersi sopportabile da adulto, di sentirsi vittime di una profonda ingiustizia: questa è una storia universale, italiani e non, bambini e adulti, anche se io volevo scrivere un film per ragazzi e raccontare la famiglia in modo diverso da quel che si fa in Italia: per me la famiglia perfetta non esiste”. Incompresa è un film “scritto pensando sia a Charlotte che a Gabriel, mentre nel caso dei bambini mi sono affidata al casting: quando l'ho vista, ho pensato subito che Giulia fosse Aria. Oggi mi trovo più a  mio agio con i bambini che con gli adulti: molte volte bisogna decostruire con gli adulti, con i bambini si può costruire, hanno un'anima pura, profonda”.Se la Gainsbourg confessa di provare “simpatia per questa madre, anche se è un personaggio detestabile”, Garko rivela: “Non ho preso spunto da mio padre, questo non fa il padre, non ne è cosciente”, mentre la piccola Giulia Salerno aggiunge: “Alcune volte non mi andava di recitare, ma quando Asia si arrabbia mangia i bambini…”. Ribadendo che “non sono io il film”, Asia sostiene, con riferimento alla sua vita, che “tutti i genitori sono ingombranti, questo film non è terapia, se no avrei fatto un documentario” e, sulla sua doppia carriera di attrice e regista, spiega: “Essere attrice da parecchi anni non mi dà più soddisfazione, ma i set con i grandi registi sono stati per me una scuola, la mia scuola di cinema. Fare l'attrice non mi dà più gioia, spero di non farlo più, semplicemente, non sono brava”. E la regia? “Una enorme gioia, sento di raccontare storie che non mi appartengono, sono il tramite di qualcosa che mi arriva, un cancello aperto, e poi lo condivido con altri”. Infine, il riconoscimento della analogie di Incompresa con Incompreso di Luigi Comencini (1966), e il ricordo della sua prima Cannes, 16 anni fa, per Le amiche del cuore di Michele Placido: “Mi ricordo un vestito improbabile, ma non è cambiato nulla: è come tornare a casa, in un certo senso, non mi fa paura Cannes, mi rende felice”.