Da domani, martedì 8 maggio, si alza il sipario sul 71mo Festival di Cannes. Ecco, in breve, un nostro vademecum per districarsi tra i film in concorso. E non solo.

Todos lo saben

di Asghar Farhadi

Il compito di inaugurare il 71° Festival di Cannes spetta agli inossidabili Penélope Cruz e Javier Bardem (nei panni di una ex coppia che finisce per rivedersi a Madrid, città natale di lei, dove i vecchi segreti sono pronti a tornare a galla), guidati da un regista i cui ultimi due film (Il passato, 2013 e Il cliente, 2016) hanno fatto vincere ai rispettivi protagonisti il Prix d’interprétation.

Lazzaro Felice

di Alice Rohrwacher

L’amicizia fra il buon contadino Lazzaro e il viziato Tancredi saprà bissare Le meraviglie, Grand Prix della Giuria 2014? L’autrice l’ha definita “la storia di una piccola santità senza miracoli, senza superpoteri o effetti speciali: la santità dello stare al mondo e di non pensare male di nessuno”.

At War

di Stéphane Brizé

Un altro potente spaccato del mondo lavorativo diretto da Stéphane Brizé e recitato da Vincent Lindon, che, se ne La legge del mercato (2015) interpretava un uomo alle prese con il dilemma morale di dover spiare i colleghi, qui diventa un operaio in lotta contro l’ingiusta chiusura della fabbrica.

Cold War

di Pawel Pawlikowski

Il regista di Ida (2013) attinge liberamente al vissuto dei propri genitori per regalarci un’altra emozionante prova in bianco e nero, incentrata su una passione amorosa impossibile, che sboccia negli anni Cinquanta durante la Guerra Fredda e che si dipana fra Polonia, Germania Francia e Jugoslavia.

Dogman

di Matteo Garrone

L'ispirazione è al tremendo fatto di cronaca di una trentina d'anni fa, noto come l'omicidio del Canaro. Ma Garrone prova ad immaginare "perché" quel delitto è stato commesso. E ci porta - ai giorni nostri - in questa periferia sospesa tra metropoli e natura selvaggia, dove il mite toelettatore Marcello (Fonte) intrattiene un ambiguo rapporto d'amicizia con l'ex pugile Simoncino (Edoardo Pesce), valvola impazzita che terrorizza l'intero quartiere.

Ash is Purest White

di Jia Zhang-Ke

Quarto film consecutivo in concorso per l’autore cinese, che dopo il Leone d’oro di Venezia (vinto con Still Life, 2006), ora punta alla Palma di Cannes. La vicenda inizia nel 2001 a Datong, dove una ballerina spara per difendere il gangster che ama. Uscita dal carcere, va alla ricerca del suo uomo.

Capernaum

di Nadine Labaki

Non c’è due senza tre. Dopo Caramel (2007) e E ora dove andiamo? (2011), anche l’opera terza  dell’attrice e regista libanese (una fiaba politica sulla vita dei migranti a Beirut e la crisi del Medio Oriente) debutta direttamente sulla Croisette, ma stavolta in concorso.

La regista Nadine Labaki

Yomeddine

di A.B. Shawky

Insieme a un asino e all’apprendista orfano, uno spazzino decide di lasciare il lebbrosario (dove, essendo malato, ha trascorso la maggior parte della propria esistenza) e di viaggiare lungo il Nilo per ritrovare i parenti del ragazzo. Al suo primo lungometraggio, l’egiziano Shawky può già vantare una selezione per il concorso principale.

Three Faces

di Jafar Panahi

Poco si conosce della trama (solo che è un road movie ambientato nell’odierno Iran) e non si sa nemmeno se il regista potrà venire, ma il ritorno di un lavoro di Panahi sulla Croisette, che lo vide esordire con Il palloncino bianco (1995) e dai cui microfoni Juliette Binoche chiese la sua liberazione, è quanto mai significativo.

Jafar Panahi

Shoplifters

di Hirokazu Kore-eda

L’autore di Father and Son (2013) e Little Sister (2015) torna a Cannes con il suo sguardo sulle dinamiche dei legami affettivi. Nonostante sia così povera da ricorrere a piccoli furti e alla pensione della nonna, una famigliola è talmente unita e altruista da accogliere un’altra bimba in difficoltà.

Girls of the Sun

di Eva Husson

Una storia di resistenza al femminile capitanata da Golshifteh Farahani ed Emmanuelle Bercot, nei rispettivi ruoli della leader di un team di soldatesse curde e della reporter (personaggio ispirato a Marie Colvin, la giornalista americana morta in Siria nel 2012) che le segue per documentarne la battaglia contro l’Isis.

Under the Silver Lake

di David Robert Mitchell

Tripletta cannense pure per Mitchell, che (dopo il dramedy The Myth of the American Sleepover, 2010, e l’horror It Follows, 2014, visti alla Semaine de la Critique) porta in concorso un neo-noir losangelino su un trentenne ossessionato dalle strane circostanze in cui si sono svolti dei crimini. Nel cast Andrew Garfield, Riley Keough e Topher Grace.

BlacKkKlasman

di Spike Lee

Negli anni Settanta Ron Stallworth (il primo poliziotto afroamericano di Colorado Springs) riuscì non solo a infiltrarsi fra le file del Ku Klux Klan, ma persino a raggiungerne i vertici. Spetta a John David Washington (figlio di Denzel) dargli il volto al cinema, mentre il suo collega è Adam Driver. Coproducono Jordan Peele e Jason Blum.

Spike Lee

Euforia [Un Certain Regard]

di Valeria Golino

Se nel film è una situazione difficile a far riavvicinare due fratelli all’apparenza diversissimi, lo spregiudicato imprenditore Matteo (Riccardo Scamarcio) e il cauto insegnante Ettore (Valerio Mastandrea), nella realtà è stato ancora Thierry Frémaux, a cinque anni da Miele, a volere Valeria Golino (che firma la sceneggiatura con Francesca Marciano, Valia Santella e Walter Siti) nella sezione Un Certain Regard. Chissà perché.

Pope Francis – A Man of His Word [Special Screening]

di Wim Wenders

Nel presentare il suo documentario “non sul Papa bensì con il Papa”, il cineasta ha detto: “Avevo già la più alta considerazione per Papa Francesco prima ancora di conoscerlo, solo per averlo visto in televisione e averne letto i discorsi o le encicliche. Ma incontrarlo mi ha fatto realizzare quanto sia coraggioso e intrepido. E il mio augurio è questo: che mai perda il suo incrollabile coraggio”.