Dalla cattedra di Taormina Jane Campion stenta a tenere il passo con il predecessore Peter Weir. La quarta lezione di cinema, sponsorizzata come sempre da Stella Artois, verte soprattutto sulla figura del regista. Qualche istruzione su come gestire l'ansia, poi la regista neozelandese passa a esempi concreti. Harvey Keitel e Nicole Kidman lavorano con l'aiuto di un terapista affinché dalle loro fragilità possano emergere un risultato migliore e un tipo di recitazione rilassata, cui la Campion tiene molto. Per questo tutti i giorni dedica ampio spazio alla meditazione yoga: solo così, con l'autocontrollo, si può affrontare con freddezza il set e infondere tranquillità alla troupe. Gli attori, sipega, vanno presi seriamente anche quando sbagliano. Correggerli può ferirli: bisogna sempre tener conto delle loro sensibilità. "Non sono, però, una regista fredda e tecnica: cerco di condividere con gli attori il lavoro, senza invadere il loro spazio e senza essere prepotenti". Alcuni, come nel caso di Meg Ryan per In the Cut, non danno assolutamente preoccupazioni. "Sa farsi voler bene, è facile amarla, e lei amava il ruolo. L'ho scelta senza esitazioni".
La regista neozelandese parla poi di spiritualità e sensualità. Due dimensioni a cui tiene molto e che hanno numerosi punti in comune: "Per me è sempre stato difficile parlare di religioni: le ritengo una sorta di metafora. Ogni essere vivente ha un flusso interiore che mette in comunione con tutte le energie della natura. Serve anche a evitare ogni fondamentalismo. La sensualità si raggiunge con la fantasia, non è necessario essere espliciti per comunicarla". Un altro tema caro a Jane Campion è la dimensione intima della femminilità. "Sento la responsabilità di doverla esplorare ' dice - perché sono poche le donne che lo fanno. Oggi il mondo è maschilista. Gli uomini sono spesso renitenti riguardo ai nostri desideri più profondi, mentre trovo interessante raccontare cosa pensino le donne nel loro intimo".
Ecco quindi il tema dell'amicizia: "Una delle più belle e profonde è con Nicole Kidman. Lei aveva 14 anni e io 26 quando ci siamo conosciute. Le avevo offerto un ruolo, ma non le piaceva. Ci incontrammo di nuovo per Ritratto di signora. All'epoca, il suo matrimonio con Tom Cruise era un velo che la oscurava, ma io non ho mai dubitato che fosse un'attrice fantastica". Infine, identità e futuro: "Non contano tanto le proprie radici, quanto la fiducia in se stessi. Così si riesce ad a capire chi si è diventati". L'idea di smettere non le mette paura: "E' da vent'anni che non mi fermo. La mia vita non può essere dedicata solo al cinema, anche se penso che mi abbia aiutato a scoprirne il significato. Ora è il momento di prendere una pausa. Non so cosa accadrà di me. Ma sono contenta e soddisfatta di quello che sono".