Si cresce anche a Calcinculo? In parte sì, come quelli che si danno sulle giostre. È quello che succede a Benedetta (Gaia Di Pietro) quando incontra Amanda (Andrea Carpenzano). Protagoniste del nuovo film di Chiara Bellosi, presentato alla scorsa Berlinale nella sezione Panorama, e ora in sala, dal 24 marzo, distribuito con 30 copie da Luce Cinecittà.

Prodotto da tempesta con Rai Cinema, scritto da Maria Teresa Venditti e Luca De Bei (sceneggiatura che si è aggiudicata il Premio Franco Solinas Miglior Sceneggiatura 2018), questo film racconta la storia di Benedetta, una quindicenne sovrappeso, che vive a Guidonia con la mamma (Barbara Chichiarelli) e che un giorno, in un campo di papaveri, incontra Amanda, una giovane non-binary che vive in un camper.

“In scena ci sono due fisicità molto diverse. Entrambe cercano di essere loro stesse pienamente, liberandosi anche dagli sguardi che impongono un’identità nella quale magari non si riconoscono. Vogliono sentirsi libere. In realtà Benedetta non ha alcun problema con il proprio corpo, ma lo vive male attraverso lo sguardo degli altri, soprattutto quello della madre”, dice la regista, alla sua opera seconda dopo Palazzo di Giustizia, presentato al Festival di Berlino nel 2020.

“Lei è sovrappeso, un problema che ho avuto pure io nella realtà. Questo è anche un film che aiuta le persone ad affrontare la propria fisicità”, dice la brava e giovanissima (come nel film ha quindici anni) Gaia Di Pietro, qui al suo esordio. E poi: “In realtà volevo fare la ballerina, ho studiato tanti anni hip-hop, ma ora vorrei fare l’attrice”.

“Questo film è un po’ una favola nera d’amore. Ha qualcosa delle storie Disney e anche Amanda potrebbe essere benissimo un personaggio della Disney. Sembra un po' un cartone animato. Tutti noi abbiamo un lato femminile e mi è piaciuto molto tirarlo fuori”, dice Andrea Carpenzano (La Terra dell’Abbastanza e Il Campione).

Tutto si svolge in due ambienti: da un lato la casa dove vive Benedetta e dall’altro il camper dove vive Amanda. “Ho amato la roulotte. È il personaggio più bello di tutto il film. Forse perché è evocativo e perché è accogliente come una tana, molto protettiva. Nella casa invece tutti erano soffocati da quell’ambiente. Cercavamo una casa un po’ fuori tempo che rappresentasse anche questa madre così giudicante. In quella famiglia c’è una sottile ferocia che ogni tanto esce. Questa violenza, che c’è in tutte le famiglie a livelli impercettibili, però non doveva mai uscire troppo fuori”, racconta la regista che ha girato il film in cinque settimane a Guidonia, alla periferia di Roma. “Non doveva essere una periferia degradata- dice-. Anzi. Abbiamo cercato di togliere ogni segno di squallore e di disagio e abbiamo fatto ripulire tutto, perfino una discarica”.

Al centro del film sicuramente vi è il rapporto tra Benedetta e Amanda. “Nella costruzione della loro relazione abbiamo cercato di far diventare anche Amanda un’adolescente. Entrambe hanno una parte bambina”, dice la regista.

E Andrea Carpenzano conclude: “Tutte e due si usano. Ma questa non è una cosa brutta. Tutt’altro.  L’una è necessaria all’altra. Amanda usa Benedetta per apatia e per noia. Benedetta la usa invece per altri motivi. Ma il loro è un modo di usarsi molto puro e bello”.