Il Ca’ Foscari Short Film Festival prende il via, con una prima giornata già ricca di proiezioni e arricchita dalla presenza degli ospiti speciali.

Innanzitutto, le prime opere del Concorso Internazionale, che saranno giudicate da una giuria composta dalla programmatrice Teresa Cavina, dal regista e drammaturgo Ayat Najafi e dall’animatore Ülo Pikkov.

Per primo Reviver, corto israeliano realizzato da Shalev Ben Elya e Renen Adar: una piccola e ironica opera d’animazione in stop motion che racconta in appena due minuti la sciagurata iniziativa di un topolino di pezza.

Con lo slovacco The Trip – Výlet di Daniel Rihák passiamo a toni da thriller; una studentessa di medicina viene portata in gita “forzata” dal suo amante e professore. Una certa tensione è palpabile sin dai primi minuti, ma esplode quando l’uomo le rivela di conoscere il suo segreto: i due arrivano così ad un violento confronto che avrà conseguenze drammatiche.

San Miguel della regista Cris Gris, autrice messicana attualmente al lavoro sul suo primo lungometraggio, vede protagonista Ana, una bambina che tenta disperatamente di dare sollievo alla madre dopo la morte del fratellino in un incidente. Ana infine si affida alla fede, ma la forza delle sue intenzioni la porterà a compiere atti estremi.

Il corto malese Weeping Birds - Niǎo Ér Wèi Nǐ Lái di Chan Teik Quan affronta invece con approccio dissacrante il tema della morte, presentando la storia di una coppia di anziani che discutono su come comportarsi dopo la morte del consorte. Il regista si è ispirato ad una storia vera che riguarda i propri nonni, una storia che parla d’amore, di vita e della celebrazione della morte.

Bifurcation Point – Tochka bifurkatsii di Leonid Gardash, corto russo, racconta invece di una bravata finita male: un gruppo di ragazzini organizza uno “scherzo” che potrebbe avere conseguenze molto gravi. Il titolo, “punto di biforcazione”, è un riferimento ad una teoria del caos per la quale anche l’azione più insignificante può avere conseguenze disastrose nel corso degli eventi. Infine, il primo lavoro italiano, nonché uno dei corti che meglio rappresenta il tema cruciale di questa edizione, ovvero l’immigrazione.

Parliamo di Rosso: La vera storia falsa del pescatore Clemente del regista Antonio Messana, in cui protagonista è un anziano pescatore siciliano che, dopo aver trovato il corpo di un migrante in mare aperto, decide di dargli degna sepoltura sulla terra ferma, nonostante l’opposizione del figlio. Il corto è incisivo per la pure e semplice rappresentazione della sensibilità di quest’uomo, che immagina di trascorrere una giornata in compagnia di questo migrante, prima di doverlo consegnare alla terra. Un corto che apre la strada a tutta una serie di opere dedicate a questo tema, caldo nel nostro Paese, che saranno protagoniste nei giorni successivi di festival.

Per quanto riguarda invece i programmi speciali, questa giornata vede protagonisti gli studenti delle scuole di cinema, con due rassegne a loro dedicate. Young Filmakers at Ca’ Foscari presenta i lavori prodotti da un corso di cinema interno all’ateneo veneziano, il Master in Fine Arts in Filmaking coordinato da Roberta Novielli, direttore artistico dello Short Film Festival. I corti degli studenti spaziano dalle sfide creative, come quella commissionata dalla biblioteca umanistica dell’ateneo veneziano, a lavori di natura emozionale. E comprendono un videoclip musicale realizzato con l’aiuto del regista giapponese Hiroki Hayashi e alcune video-interviste sul tema del turismo sostenibile a Venezia.

Restiamo nell’ambito della produzione accademica anche con le opere della Film University Babelsberg “Konrad Wolf”, tra i più antichi istituti al mondo dedicati alla settima arte. I corsi della scuola seguono una filosofia che promuove la multidisciplinarietà e in particolare è considerato un’eccellenza mondiale il dipartimento di animazione (gli studenti studiano e sperimentano con varie tecniche di animazione, passando dal 2D al 3D, dalle forme classiche alle digitali), dal quale provengono i lavori presenti al festival: A Sweet Story, storia di una vita monotona sconvolta improvvisamente da un incontro inatteso; Flickern, corto psicologico sulla solitudine; Love me, Fear me, sulla necessità di essere accettati ed ascoltati; Mascarpone, con protagonista un uomo disposto a tutto pur di incontrare la sua star preferita; Nosis, che parla di un personaggio simile a Pinocchio, ma destinato a compiere azioni malvagie.

Protagonista del primo appuntamento con i molti ospiti presenti quest’anno in Auditorium, la regista indiana Maaria Sayed. Nel programma a lei dedicato, a cura di Cecilia Cossio, due dei suoi cortometraggi più apprezzati, Aabida (2013) e Chudala (2016). Laureata in letteratura inglese all’Università di Mumbai, la Sayed ha presto intrapreso la strada del cinema sulla spinta di una predisposizione per le arti visive e di una preparazione teatrale. Dopo gli studi presso la London Film School, ha collaborato come sceneggiatrice per Discovery Channel e National Geographic. Nel 2016 è chiamata a far parte dell’Asian Film Academy, che riunisce alcuni tra i miglior cineasti asiatici.

Oggi è considerata uno dei più promettenti talenti indiani in ambito cinematografico e le sue opere affrontano in primo luogo il tema della problematica posizione della donna all’interno del difficile contesto socio-politico indiano. Il suo corto Aabida parla di una donna musulmana rimasta vedova dopo gli attentati terroristici del 26 novembre 2008 e delle sue perplessità nel gestire la perdita del marito, un uomo insensibile e tirannico. Chudala è ispirato ad un racconto mitologico in cui una donna è costretta ad assumere l’aspetto di un uomo per poter trasmettere la vera sapienza al suo consorte.

A fine giornata uno degli incontri più importanti del festival, la conversazione con l’ospite speciale di quest’anno, il regista parigino Patrice Leconte. A dialogare con il cineasta c’è Gabrielle Gamberini, docente di Università Ca’ Foscari e vicedirettrice dell’Alliance Française di Venezia.