(Cinematografo.it/Adnkronos) - Alla soglia dei 70 anni che compirà domani, Bernardo Bertolucci ritrova la fiducia nel cinema italiano e ha una grande voglia di mettersi alla prova. Il regista emiliano si racconta nell'intervista esclusiva contenuta negli extra della nuova edizione homevideo del suo capolavoro Novecento, realizzata dalla Dall'Angelo Pictures, che uscirà il 23 marzo in Dvd (3 dischi a 19,90 euro) e Blu-ray (2 dischi a 26,90 euro).
“Fino a qualche anno fa - ricorda Bertolucci - ero molto pessimista sul destino del cinema italiano. Poi c'è stato un miracolo: uscirono due film, Gomorra e Il Divo. Lì ho sentito che quella specie di cupola che teneva il cinema italiano sotto la sua ombra veniva lacerata e da lì è ripartito tutto”.
“Di Novecento mi piacerebbe vedere tutta la parte finale, cioé il processo al padrone e l'insurrezione popolare, in 3D”, rivela Bertolucci che, a 35 anni dall'uscita del film in due atti, con un cast stellare che andava da Burt Lancaster a Robert De Niro, Gerard Depardieu, Romolo Valli, Dominique Sanda, per citarne solo alcuni, oggi integralmente restaurato in alta definizione dalla Dall'Angelo Pictures, ha ancora voglia di sperimentare. “In autunno girerò un nuovo film - dichiara - e questo per me vuol dire un periodo molto eccitante e di discesa nella miniera della creatività. Ho già parlato con il curatore della fotografia, Fabio Cianchetti, chiedendogli di esplorare il 3D, perché il prossimo film che girerò lo voglio fare in 3D”.
Si tratterebbe, però, di un utilizzo originale del 3D che, se finora è stato usato dai registi per la realizzazione di scene spettacolari in stile Avatar, nella visione di Bertolucci assume un significato diverso.  “C'è la possibilità di utilizzare la tecnologia più avanzata - spiega Bertolucci - per film che non sono necessariamente basati su effetti speciali. Vorrei vedere il 3D come elemento tecnologico per andare ancora più a fondo nel fondo dei personaggi. Il 3D è il cinema che, se fossi giovane, vorrei fare subito. In questi anni ho capito che la rivoluzione tecnologica che è in atto è un tappeto volante, bisogna salirci sopra”.
Nato cinematograficamente con Pier Paolo Pasolini, del quale fu assistente alla regia in Accattone del 1961, Bertolucci debuttò dietro alla macchina da presa per un lungometraggio (aveva già alle spalle due corti, La teleferica e La morte del maiale del '56-'57) nel 1962, con La commare secca, su soggetto e sceneggiatura dello stesso Pasolini. Ben presto però si stacca dal mondo pasoliniano per trovare una sua personalissima poetica.
Così nel 1964 arriva Prima della rivoluzione, con Francesco Barilli e Adriana Asti (conosciuta sul set di Accattone e diventata sua compagna), che inquadra perfettamente quella che sarà la tematica del regista: i conflitti di persone che si trovano di fronte a improvvisi e bruschi cambiamenti, esistenziali o politici, del loro mondo, senza però riuscire a fare qualcosa di preciso. Un'indagine sull'ambiguità dell'esistenza.
Il tema viene approfondito anche nei successivi Partner (1968), Il conformista (1970) e La strategia del ragno (1970), e raggiunge il suo apice nello scandaloso Ultimo tango a Parigi del 1972, con Marlon Brando e Maria Schneider, nel quale il sesso è visto come unica risposta possibile, anche se non definitiva, al conformismo del mondo che circonda i due protagonisti. Il film, come è noto, subì varie vicissitudini con la censura fino al ritiro della pellicola, stabilito dalla Cassazione nel 1976 e la condanna di Bertolucci per offesa al comune senso del pudore, che costò al regista la perdita dei diritti civili, incluso il voto, per cinque anni. Ultimo tango a Parigi dà a Bertolucci la notorietà internazionale, che il regista incrementa con i successivi film.
Novecento, del 1976, si avvale di un grandioso cast internazionale, La luna e La tragedia di un uomo ridicolo del 1981 è con Ugo Tognazzi. Negli anni '80 per il regista emiliano arrivano i primi Oscar con L'ultimo imperatore, interamente girato in Cina che si aggiudica ben nove statuette, tra le quali quelle per il miglior film e per la migliore regia. Poi arrivano Il tè nel deserto e Piccolo Buddha. Dopo Io ballo da sola del '96 e L'assedio del '98, Bertolucci gira il suo ultimo film nel 2003, The Dreamers, che racconta una vicenda di passioni politiche e scoperte sessuali di due fratelli nella Parigi del 1968. Nel 2007 arriva il Leone d'Oro alla Carriera della Mostra del Cinema di Venezia.