È ormai una costante quella che lega il cinema e il percorso televisivo di Davide Marengo al giallo e al genere noir. Il regista napoletano - ma romano d'adozione – dopo Neve sporca, Il commissario Manara e Little Dream approda infatti al concorso del Festival Noir di Courmayeur (dove tra l'altro era ambientato il primo dei tre film, tratto da un romanzo di Giancarlo De Cataldo) con Breve storia di lunghi tradimenti, un thriller a sfondo legale e bancario; una sorta di Intrigo internazionale all'italiana che prende le mosse dal romanzo del bancario Tullio Avoledo, rielaborato su una sceneggiatura rimasta fedele più ai personaggi che alle vicende narrate nel romanzo.
Il giovane avvocato di una piccola banca nel giro di poche ore scopre che l'istituto di credito in cui lavora è stato comprato da una potente banca d'affari, che la cattivissima Carolina Crescentini sarà il suo nuovo dirigente mentre il suo vecchio capo, Ennio Fantastichini, ha scelto di suicidarsi buttandosi dalla finestra. L'avvocato dovrà recarsi in tutta urgenza in un paese sudamericano per una missione i cui contorni non sono troppo chiari. Faranno poi anche capolino due killer gemelli, un vecchio e spietato finanziere. L'assunto del film è che il mondo della finanza è fortemente penetrato da comportamenti criminali e che le banche d'affari praticano senza scrupoli una forma di colonialismo finanziario nei confronti dei paesi del terzo mondo. Il film, che nel frattempo ha cambiato titolo e uscirà come The Lythium Consipracy, alterna scene d'azione ad altre più surreali e trasognate, non riuscendo sempre bene a padroneggiare il mix tra i due linguaggi. Carolina Crescentini, che oggi ha dichiarato che Torino (città dove è stata girata gran parte del film) è “la città più noir d'Italia”, è una dark lady che riesce a essere credibile in tutte le scene, mentre Philippe Leroy, il vecchio banchiere, ha avuto solo un'obiezione scaramantica alla sua partecipazione. Come racconta il regista Davide Marengo, “mettersi un sarcofago per simulare la propria morte lo ha decisamente spaventato”.
Guido Caprino è un giovane avvocato molto all'americana, che cerca la verità e contemporaneamente di riconquistare la propria moglie Maya Sansa, militante ecologista un po' da manuale. Parte del film, come è ormai una tradizione per il produttore Sandro Silvestri, è stata girata in Bolivia: particolarmente avvincenti le scene con le maschere tradizionali che simboleggiano una lotta lunga – e mai risolta – di quei popoli contro lo sfruttamento da parte delle potenze economiche occidentali.