Bello, scontroso, di poche parole. In giacca crema e panciotto bianco, Brad Pitt si presenta alla Mostra da vero gangster. Al Lido insieme ad Angelina Jolie, il divo più atteso del giorno sembra vestire ancora i panni del fuorilegge che lo porta in concorso alla Mostra. Il senso del western di Andrew Dominick in cui affianca Casey Affleck è secondo lui tutta nel titolo: "The Assassination of Jesse James by the Coward Robert Ford mi sembra perfetto. Inquadra al meglio la radiografia del mito che proponiamo sullo schermo". Il film, che lo coinvolge anche in produzione, gli riserva il ruolo del leggendario bandito che alla fine dell'800 seminò il terrore nelle praterie del Missouri. Più che esaltare le gesta dell'antieroe, la storia si concentra infatti sull'ambiguo e tormentato rapporto che con lui instaura il codardo Robert Ford, giovane cresciuto col sogno di unirsi alle sue scorribande. "Il fulcro della storia - riassume Pitt - è la sete di entrambi di elevarsi al rango di eroi. Un'ambizione in cui cercano il senso della loro vita e della quale finiscono invece per restare vittime".
A riassumere senso e paradosso del film è il regista Andrew Dominik: "Il rapporto fra i due è allo stesso tempo superficiale e profondissimo. In apparenza quasi inesistente, finisce però per condizionarli entrambi in una parabola autodistruttiva e di crescente isolamento". Il Jesse James che il regista ispira al racconto di Ron Hansen è un malvivente carismatico e tenebroso. Tanto ricercato da non confidare il suo vero nome neanche ai figli e presentarsi in pubblico come allevatore di bestiame. Tre proiettili in corpo sono il segno dei 17 omicidi e le oltre 25 rapine per cui lo ricorda Kansas City a partire dal 1867. Il Robert Ford che cresce alla sua ombra è invece agli antipodi: un giovane senza midollo, deriso da tutti come scemo del villaggio, ma animato da una sconfinata ambizione. La sua ammirazione per il bandito va oltre ogni immaginazione: divora libri sulle sue avventure, lo imita nei gesti e nei tic, memorizza addirittura le sue conversazioni. Le loro strade si incontrano quando della banda dei James resta decimata da morti e arresti. Insieme a Jesse e al fratello non resta ormai che un raccogliticcio manipolo di incapaci e maldestri gregari.
Il film, la cui prima versione ammontava a più di tre ore e mezza, scava sulla vita privata del fuorilegge, mostrandone tormento e crescente ossessione. All'ingresso di Ford nella sua banda, nella sfrontatezza di un tempo si aprono crepe di insicurezza e paura: è irascibile, diffidente, non sa più di chi potersi fidare. "Più che uno contro l'altro - spiega Dominik -, Jesse James e Robert Ford sono in lotta contro se stessi. Questo è l'aspetto che mi ha affascinato più nella storia". A fargli eco è lo stesso Brad Pitt, che parla di tinte sfumate nel tratteggio dei protagonisti: "Prima del film, di Jesse James non sapevo un granché. Quello che emerge dalla storia è però un personaggio che non definirei negativo. E' piuttosto un uomo che veste un ruolo non suo e che nel dna porta già scritta la sua tragica fine. La dimensione psicologica di cui parla anche il regista si inserisce in un'ambientazione western di grande realismo: "E' un aspetto che nella realizzazione abbiamo curato molto - prosegue l'attore -. Nel caso di film con una contestualizzazione storica determinata è importante investire in credibilità. Un imperativo a cui anche da attore ho cercato di rispondere con una serie di dettagli, che a una prima visione possono anche sfuggire".
Attenzione però a considerarlo un semplice western. Brad Pitt mette le mani avanti e parla di una dimensione ulteriore: "Lo considererei piuttosto un gangster-movie - dice -. Un film che sfugge ai canoni predominanti ma che proprio per questo mi ha affascinato. Quello che mi piace di più, da produttore, è portare sullo schermo storie che altrimenti rischierebbero di non trovare spazio". Da escludere, stando alle sue colorite affermazioni da saloon, è invece un passaggio dietro la macchina da presa: "Non ho le pa.. per fare il regista. In giro ce ne sono già tanti che sono bravissimi". A interessarlo di più sembrano invece essere le avventure sportive di Valentino Rossi. Prima si interrompe nel corso di una risposta, dicendo di essere rimasto toccato nella sua caduta al Gran Premio di oggi, poi torna a scomodarlo per un improbabile paragone con Jesse James. Ciliegina sulla torta, il trattamento che prima della conferenza stampa riserva ai fotografi. Sulla terrazza del Casinò del Lido il divo si presenta con gli occhiali da sole, ma alle richieste di toglierli reagisce stizzito: si rifiuta di farlo, abbandona il photocall e si concede un gesto di ripicca. Incrociando Casey Affleck che si apprestava a posare per gli scatti, li passa a lui, invitandolo a indossarli.