(Cinematografo.it - Adnkronos) - Nel parlatorio di una prigione, in una Trieste crocevia tra Occidente e Oriente, "Lui" e "Lei", due trentenni legati da una tartaruga, pegno di un amore adolescenziale, tra una partita e l'altra di Scarabeo, ricostruiscono la loro storia fatta di una serie di incontri mancati, di sfioramenti, e la voglia, anche se inconscia, di ritrovarsi. Sono le parole che si formano sulla griglia del gioco ad aprire i capitoli del passato: dall'infanzia comune alle scelte pianificate di "Lei" e all'aggressività che contraddistingue "Lui". Tutto questo è Tartarughe sul dorso, il film che segna l'esordio al lungometraggio di Stefano Pasetto, e che ha per protagonista Barbora Bobulova, reduce dalla vittoria del David di Donatello come miglior attrice protagonista per Cuore Sacro di Ferzan Ozpetek . "Ho subito sentito l'affiatamento con questo ruolo - spiega l'attrice slovacca -. Una donna che solo dopo un lungo percorso, fatto anche di scelte sbagliate, arriva a fidarsi del suo istinto, e, quindi, arriva alla liberta"'. Affianco alla Bobulova c'è Fabrizio Rongione. La pellicola, presentata lo scorso anno a Venezia, è prodotta da Rosanna Seregni e arriverà nelle sale il 6 maggio, distribuita da Istituto Luce, inizialmente, con 10 copie, "E' la stessa operazione che abbiamo fatto con Private - spiega Luciano Sovena, amministratore delegato dell'Istituto Luce - visto l'ostracismo degli esercenti nel prendere film italiani e, soprattutto, di giovani registi". 
"La prima immagine che ho avuto del film è stata una nuca bionda - racconta il regista Stefano Pasetto -, l'impressione di inseguire una donna che non si volta mai. E' una vicenda che ha poco del melodramma a cui siamo abituati, e che risente del cinema francese e di quello dell'est europeo. Tutte le fratture, che il montaggio accentua, c'erano già in fase di scrittura. Il dialogo è stato man mano ridotto, perché non volevo legare il ritmo delle immagini a quello delle parole. L'unico posto dove si potesse ambientare una storia del genere - prosegue il regista - era Trieste, che, con le sue atmosfere quasi baltiche, da Nord Europa, diventa uno dei personaggi del film". A chi le chiede quale idea si sia fatta del cinema italiano, di cui è già stata protagonista con La spettatrice, Ovunque sei e Cuore sacro, la Bobulova risponde: "Credo ci sia troppo servilismo americano. Durante la serata dei David, per esempio, abbiamo aspettato Tom Cruise per 50 minuti, e c'è stata una grandissima promozione del suo film, tanto da dire a noi premiati di parlare il meno possibile sul palco perché eravamo in ritardo. Questo atteggiamento è autodistruttivo. Doveva essere la festa del cinema italiano". A proposito, infine, dei suoi progetti futuri, l'attrice slovacca, che sta girando Anche libero va bene, il primo film da regista di Kim Rossi Stuart, dice di voler "continuare a lavorare con i giovani registi" e confessa che, dopo tutti questi ruoli drammatici, le piacerebbe cimentarsi in una bella commedia.