(Cinematografo.it/Adnkronos) - "È terribile quello che succede in Uganda. Sono contento che questo film mostri per la prima volta al mondo occidentale cosa accade davvero in Uganda. E quello che succede da 36 anni. Il presidente Yoweri Museveni è stato molto bravo a dare un'immagine rosea di quello che accade ma c'è una oppressione molto forte. Mentre parlo qui, molti dei miei amici sono stati arrestati dal regime, altri sono spariti, altri sono stati ammazzati".

Parla così al Lido Bobi Wine, il rapper ugandese che durante la dittatura trentennale in Uganda è diventato prima attivista politico e poi deputato, per difendere i diritti di chi non ha una voce, la gente del ghetto. La sua storia è raccontata in Bobi Wine: Ghetto President, il documentario diretto a quattro mani dall'inglese Christopher Sharp e dall'ugandese Moses Bwayo, che passa oggi fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia.

"È pericoloso - aggiunge Bobi Wine - fare quello che sto facendo ma è ancora più pericoloso non fare niente. Io credo nei miracoli, credo che dobbiamo fare qualcosa per cambiare, per dare voce a chi non ne ha, come la gente del ghetto".

Bobi Wine on Boda boda escaping from Police in Uganda Kampala
Bobi Wine on Boda boda escaping from Police in Uganda Kampala
Bobi Wine on Boda boda escaping from Police in Uganda Kampala
Bobi Wine on Boda boda escaping from Police in Uganda Kampala

L'Africa trova spazio raramente nell'informazione occidentale "ma il cinema può avere un ruolo fondamentale", dice John Battsek, il produttore inglese del documentario. "E sono molto grato a Venezia per aver selezionato questo film, perché dopo Venezia tanti altri festival ci stanno invitando i tanti altri Paesi ed è un modo molto efficace di far conoscere questa storia al mondo", aggiunge.