Giallo, arancio, blu, rosa, rosa con pastiglia gialla, bianco. Sono i colori che contraddistinguono i badge professionali al Festival di Cannes: dai giornalisti ai fotografi, ciascuno ha il suo colore. Ma non tutti i colori sono uguali. Come i codici al Pronto Soccorso, l’assegnazione dei colori risponde a una rigida classificazione gerarchica, da cui dipendono i destini degli accreditati: i bianchi sono i supervip del Festival, i gialli sono i paria. Di mezzo i colori intermedi, con i rosa con pastiglia gialla che sono una spanna sotto i bianchi, i rosa-e-basta una spanna sotto quelli con la pastiglia e cosi’ via, scivolando sempre piu’ giu’ nella scala sociale di Cannes.

Ma che cosa significa essere supervip o paria in un festival? Non siamo tutti giornalisti, venuti qui per lavorare? In teoria si’ ma la realta’ e', al solito, leggermente diversa. Se sono bianco salto tutta la fila ed entro quando voglio, perche’ ho diritto di precedenza assoluto. Se sono rosa con pastiglia sto tranquillo, se sono rosa faccio un po’ di attenzione e cerco di arrivare con un minimo di anticipo, ma se sono blu invece devo presentarmi in fila anche un paio d'ore prima dell’inizio dell’evento, solo per sperare che i rosa e i bianchi venuti con tutta calma due ore dopo di me non occupino tutte le poltrone. Altrimenti stai fuori. I gialli non hanno nemmeno il diritto di sperare. In teoria ci sarebbero le repliche, ma di norma si tratta solo di una proiezione di scorta messa in una sala poco piu’ grande del salotto di casa. E ovviamente anche per la replica la precedenza spetta a bianchi e rosa.

Una follia che costa cara. Un blu che disgraziatamente si trovi nella condizione di dover scrivere quotidianamente per aggiornare un sito, un blog o dio solo sa che cosa, deve mettere in conto almeno cinque ore di fila giornaliere per potere vedere appena un paio di film. Tradotto: si ha meno tempo per tutto. Mangiare, dormire e, naturalmente, lavorare. Per non dire delle conferenze stampa, a cui se non hai un badge dal rosa-in-su non entri nemmeno a far la fila.

La professione, per gli organizzatori di questo festival cosi’ bello e importante e un tantino classista, ha un peso specifico diverso a seconda di chi la esercita. Il criterio di assegnazione del colore e’ piuttosto opaco - non e’ mai stato chiarito ad esempio se viene assegnato in base al privilegio della testata (vale, ma fino a un certo punto: ho visto dei colleghi che scrivono per siti direttamente o indirettamente collegati alle radio (!) arraffare il rosa, mentre collaboratori dei quotidiani accontentarsi del blu), del giornalista (figuriamoci, nella stragrande maggioranza dei casi nessuno sa chi sei) o del numero di articoli che si e’ riusciti a produrre su Cannes l’anno passato (e qui molti giocano sporco, sperando nella compiacente distrazione della commissione che dovra’ esaminarli) – e parecchio ingiusto perche’ quale che sia il parametro preso in considerazione puoi stare certo che non sara’ equanime.

Nel mondo ultra-vanitoso e stra-competitivo della stampa, dove esercitare un diritto di priorita’ e di accesso sui colleghi puo’ fare la differenza in termini di copertura, quindi di visibilita’ e percio’ dunque sotto il profilo economico, questo dividere il mondo in bianchi, rosa, blu e gialli e’ decisamente crudele. Anche perche’, se e’ vero che qui il badge non lo paghi (a differenza di quello che avviene in altri festival), stare a Cannes invece costa, eccome. E pesa principalmente su quei poveri freelance che devono portare a casa il piu’ alto numero possibile di pezzi e poi rivenderli. Eppure sono spesso i giornalisti iper-contrattualizzati e in trasferta profumatamente pagata a ritrovarsi con i badge migliori, pur non avendo l’assillo di dover scrivere chissa’ cosa o quanto. Non e’ classismo questo?

Rivolgiamo questa domanda al buon direttore artistico del Festival, Thierry Fremaux, sicuri di trovarlo sensibile ai valori dell’uguaglianza e della fraternita’ che tanto cari sono a questa Repubblica di Francia. Che cosa c’entra la fraternita’???E secondo voi, il sottoscritto, condannato alla vergogna del blu, dopo che per due giorni ha sopportato ore e ore di file sotto al sole cocente per vedere un film (!), che sentimenti potra’ mai provare nei confronti di quei colleghi, che dopo il pasto, il pisolino e la digestione, arrivano con tutta la calma del mondo, superano la fila ed entrano per prendere gli ultimi posti rimasti, i tuoi?