“Dopo tanti film drammatici, un miscuglio di chili messicano, volevo il dessert: riposare e andare via dalla mia zona comfort per far ridere. Sono saltato in un altro genere, con una nuova troupe: Birdman è per me un film sperimentale, mi faceva paura, ma dopo quattro anni fermo ci sta”. Così il regista messicano Alejandro G. Inarritu presenta Birdman or The Unexpected Virtue of Ignorance, film d'apertura in Concorso della 71esima Mostra di Venezia.
Protagonista, Michael Keaton nei panni di Riggan Thomson, già attore di enorme successo nei panni del supereroe Birdman (un franchise da tre titoli), che ha scritto e sta dirigendo e interpretando a Broadway la piece di Raymond Carver Di cosa parliamo quando parliamo d'amore. Nel cast anche Edward Norton, Emma Stone, Naomi Watts e Zach Galifianakis, Inarritu ha scelto Keaton non tanto perché aveva interpretato i due Batman di Tim Burton, ma perché “è stato un pioniere, un supereroe globale, e la sua autorevolezza ci ha permesso di trovare la strada giusta tra drammatico e comico”. “Tim Burton è stato un pioniere”, ribatte Keaton, che definisce il suo Riggan “un personaggio nobile ma anche patetico” e sui critici cinematografici – nel film Riggan li accusa – taglia corto: “Non li leggo, non ho un'opinione”.
Se Edward Norton elogia “l'intimità sul set nella collaborazione tra cast e crew, alla fine era come una festa”, a Keaton piace “l'idea di squadra”, mentre Inarritu  sottolinea come girando pianisequenza qui non ci fosse “nessuna possibilità di nascondere e manipolare al montaggio: quel che vedete è verità, libertà” e confessa di aver fatto vedere ad attori e troupe “una foto di Philippe Petit che compie la traversata delle Torri Gemelle: senza filo, come noi”. Birdman, aggiunge il regista, “non si poteva girare come un gadget, tutto è stato concepito meticolosamente, dalla prove alle riprese”. Conclude Keaton, “il mio Riggan non va da nessuna parte, ma tutti hanno un Birdman nella propria vita”.