"Perchè non abbiamo nessun amico nero?". La domanda punteggia Bianco e Nero, senza distinzioni di pelle. Fabio Volo, alias Carlo, la rivolge alla moglie - un' Ambra Angiolini che lavora a favore dell'integrazione razziale - e la manda in confusione. "Sospesa" rimane anche nel diario di Nadine ("Perchè non abbiamo un amico bianco?"), una donna senegalese che diviene l'amante di Carlo innescando tutto l'intreccio. Un interrogativo semplice, graffiante, che Cristina Comencini vuole girare al pubblico del suo nuovo film perchè "la mancanza d'amore e di conoscenza, il non mischiarsi, vivendo vicini e lontani nelle città in cui non ci incontriamo, è uno degli aspetti più preoccupanti del razzismo della nostra epoca". E la città è Roma, volutamente ripresa nei suoi luoghi tipici, quando a Villa Borghese la macchina da presa indugia su bambini bianchi e neri che si stringono a cerchio per giocare, o quando nell'illuminata Fontana di Trevi sorprende una "nera" prendere il posto che già fu di Anita Ekberg nella famosta sequenza de La dolce vita. Quadri atipici in luoghi tipici perchè quando le barriere si alzano "un pò di fantasia è necessaria" per abbatterle, sostiene la regista de La bestia nel cuore. Le barriere in Bianco e Nero - da venerdì nelle sale in 250 copie distribuite dalla 01 - non sono tanto culturali, quanto sociali. La scelta della regista è a proposito netta: due famiglie borghesi, istruite, culturalmente affini, solo che una è composta di bianchi, l'altra di neri. La tolleranza razziale è per entrambe un imperativo morale, almeno finchè "tra Carlo e Nadine non scocca l'amore, e allora ad emergere è la paura che ancora fanno le unioni miste. I due mondi distanti - italiano e senegalese - si difendono dalla passione dei due, pensano che siano attirati dalla novità. Sono italiani che vogliono essere buoni e pensano in verità cose che non osano dire". Questioni serie che la Comencini affronta nei toni della commedia: "La commedia permette di parlare di cose contraddittorie, sfuggenti e rimosse, senza indicare subito i buoni e i cattivi". Riferimento obbligato Indovina chi viene a cena?, "un film che ho amato molto, che continua a piacere e ad essere visto, anche perchè di commedie del genere non ne sono state fatte più". Un tocco leggero che in verità provoca qualche mugugno tra i giornalisti che hanno assistito all'anteprima romana del film, lamentando la mancanza di "un approccio più intimista e serio". "Il film è un atto di conoscenza col quale ciascuno è chiamato a confrontarsi" è la replica pacata ma ferma della Comencini. Del resto in fatto d'integrazione neppure nel cast la pensano tutti allo stesso modo come Ambra che, a differenza del suo personaggio, "la vive nel quotidiano senza farsene un'ossessione", o come la giovane e avvenente attrice francese Aissa Maiga, nel film Nadine, la quale dichiara "di essere cresciuta in un Paese multiculturale dove è normale l'incontro tra le razze". Di diverso avviso Eriq Ebouaney, nella finzione Bertrand, il marito della Maiga, secondo cui "il problema esiste ed è un bene parlarne. Forse in Italia funziona diversamente, ma in Francia è difficile trovare un bianco e un nero condividere un pasto". Polemiche poi sul presunto rifiuto di alcuni sponsor di "vestire" i due attori di colore (ma in una scena del film Nadine dichiara d'indossare un' Armani, ndr). Tornando ai due protagonisti italiani, per Ambra si tratta di un altro ruolo importante dopo "la tossica" di Saturno Contro, "ma ancora più difficile di quello che mi ha proposto     Ozpetek perchè Elena è in fondo una persona comune, con più sfumature. Con l'altra condivide però il fatto di vivere indossando una maschera". Fabio Volo invece non si prende sul serio, per lui "ogni film è un provino per il successivo". Ma nell'immediato c'è un nuovo libro da scrivere, la radio e dall'anno prossimo il ritorno in televisione. Alla faccia del disimpegno.