Artisti e intellettuali in tutto il mondo solidarizzano con il regista iraniano Jafar Panahi, che nel suo Paese è in prigione per i film che fa.  Doveva partecipare ai lavori della giuria di questa 61° Berlinale, ma la sua sedia, accanto a quella di Isabella Rossellini, è vuota.
Per onorarlo la Giuria della 61° Berlinale ha deciso di ripresentare in concorso il suo Orso D'Argento del 2006 Offside. Il giorno scelto per la proiezione, l'11 febbraio, è un segnale fortissimo. L'11 febbraio di 32 anni fa inizia in Iran la rivoluzione islamica. I registi della Cinemathèque Francaise e insieme l'attrice iraniana Golshifteh Farahani, che vive in Germania, hanno letto in pubblico il discorso di difesa di Panahi al giudice poco prima di essere condannato.
Che le donne in Iran siano costrette a ‚stare in disparte‘ anche alle partite di pallone, non sorprende. Da  questa  angolazione, Panahi racconta con Offside della (tragica) attualità del suo Paese tout court. E il fatto che la pellicola sia in concorso al Festival di Berlino in una programmazione speciale, perché il film  già nel 2006 ha vinto un Orso D'Argento, e proprio ora che Panahi è in libertà vigilata e senza passaporto, è una scelta squisitamente politica e condivisa.
La storia è limpida e raccontata con uno sguardo d'amore e rabbia. Una ragazzina della periferia di Theran si veste da maschio per seguire allo stadio la partita di qualificazione della nazionale iraniana ai mondiali di Germania contro il Baharian. Fin qui, potrebbe essere solo divertente. Se non fosse che alle donne in quel Paese è proibito lo sport e il rischio che si corre è la galera. O peggio. Il regime teme che l' euforia confonda la morale delle donne. Panahi e trasforma l'assurdità di quest'assunto   in un affresco poetico. Perché le donne iraniane (e anche molti uomini) vorrebbero solo essere liberi. E un po‘ più felici. La bambina viene scoperta, insieme ad altre, e attende la punzione sotto sorveglianza di giovani militari che, esattamente come loro, hanno gli occhi fissi sullo schermo.
Offside è il lavoro che dà a Panahi, la cui cauzione per una mezza libertà è stata pagata da Michael Moore, Steven Spielberg, Robert Redford e Abbas Kiarostami, il meritato titolo di Maestro del neorealismo iraniano. Se i lavori lavori precedenti del regista già affrontavano il dilemma sociale della donna iraniana oggi, con Offside  gli riesce qualcosa in più. Un'abile mossa su un terreno rischiosissimo per il regime: l'ironia.