Spike Lee è arrivato a Berlino con un musical Hip Hop. "L’America si è ormai assuefatta alla strage quotidiana prodotta dalle armi da fuoco. E il mio musical vuole parlarne al mondo".

Chi-Raq è almeno tre cose: musical, videoclip, film. Singolarmente presi, non funzionano. Spike Lee però riesce a mixare, proprio come un bravo produttore musicale. Il nome Chi-Raq non l’ha inventato lui. "Questa parola è nata tra i rapper di South e West Side Chicago", spiega il regista. "Basta pronunciarlo a voce alta e si capisce subito cosa intendono gli abitanti di quei quartieri poveri della metropoli americana sul lago Michigan: le condizioni di vita per chi non ha mezzi a Chicago sono paragonabili a quelle in Iraq".

Perché proprio Chicago? "Difficile a credersi, ma è la città più violenta degli Stati Uniti. A Chicago ogni anno muoiono più persone per colpi da arma da fuoco di tutti i militari americani caduti durante la seconda guerra dell’Iraq. Quella in corso a Chicago è una vera e propria guerra, ma il mondo non lo sa". Lee cita numeri del Dipartimento di Stato americano. "A gennaio 2016 sono stati uccise 53  persone, l’83% in più dell’anno precedente. Ogni giorno in tutti gli Stati Uniti muoiono 99 persone sotto i colpi da arma da fuoco. Mi correggo: è più di una guerra".

Chi-raq di Spike Lee

 

Chi-Raq è una specie di messa in scena da rivista d’avanguardia, un mix crudo di video Hip Hop, pamphlet politico e tragedia greca. Il prete bianco della comunità interpretato dal bravissimo John Cusack, è preso a piene mani dalla figura del ribelle nella storica interpretazione di Marlon Brando in Fronte del Porto. La sua grandiosa predica anti violenza è uno dei momenti più forti di questa Berlinale. Del resto chi, se non la forte presenza di religiosi impegnati in prima linea, trattiene Chicago dallo sprofondare nel collasso? Spike Lee il ribelle, il provocatore, il regista della forza rigeneratrice della violenza, il radicale ha fatto un film profondamente religioso. Chi-Raq è un gospel, un inno alla forza della fede.

"Questo prete esiste davvero", racconta il regista. "È un veterano del movimento dei diritti civili, un interprete radicale e appassionato della Bibbia. Ho incontrato molte persone come lui a Chicago, molti uomini e donne di Chiesa. Sono loro a lottare ed esporsi per primi. Sono loro a diffondere un debole raggio di speranza per la riconciliazione e contro la violenza". Ma nonostante  il finale da favola Spike Lee resta pessimista. "La lotta di cui parlo è quella tra poveri, tra bande di ragazzi e ragazze afroamericane. Ma in questa guerra urbana americana tra la vita e il denaro, se le condizioni non cambiano, vincerà sempre il denaro".

"A Chicago nel gergo delle gang si parla di Score quando si ammazza qualcuno", così il protagonista il rapper attore Nick Cannon. "Proprio come nei videogame". È ancora dell’idea di boicottare la notte degli Oscar? "Non ho mai parlato di boicottaggio. Però mia moglie ed io quella notte non andremo", conclude Spike Lee.