A un anno esatto dalla morte di Freddie Francis (il 17 marzo 2007) il Bergamo Film Meeting, da sempre sostenitore del cinema britannico, non ha lasciato passare inosservato questo anniversario. Basterebbe un titolo, The Elephant Man, per rendere l'idea della grandezza di questo cineasta che immortalò, su pellicola in bianco e nero, il coraggioso film del 1980 prodotto da Mel Brooks e diretto da David Lynch. In realtà questo non fu che uno dei picchi della sua arte. Come lo furono Figli e amanti (1960) di Jack Cardiff e Glory - Uomini di Gloria (1989) di Edward Zwick che gli fruttarono l'Oscar per la fotografia. Ma la sua carriera inizia molto tempo prima, a metà degli anni '40. Francis fu spesso richiesto anche da Hollywood, specialmente da John Huston, per il quale fu operatore di Moulin Rouge e Il tesoro dell'Africa. La svolta avviene nel 1956 quando Huston lo promuove direttore della fotografia per la seconda unità di Moby Dick, la balena bianca. Da allora firmerà le luci per Joseph Losey, Jack Clayton, Karel Reisz, fino alle più recenti collaborazioni con Martin Scorsese per Cape Fear e nuovamente con David Lynch, nel 1999, per Una storia vera, suo ultimo lavoro. Molti anche i film che Freddie Francis ha diretto, a partire dagli anni '60. Si tratta di thriller psicologici e soprattutto di horror, come i classici della Hammer La rivolta di Frankenstein e Le amanti di Dracula. Il maggior merito di Francis regista è stato però quello di lanciare i film a episodi prodotti dalla Amicus, ricchi di colpi di scena e tocchi di humour nero. Le cinque chiavi del terrore, Il giardino delle torture, Racconti dalla tomba e Delirious: il baratro della follia, tutti in programma a Bergamo in questi giorni, sono senz'altro fra i titoli che hanno destato maggior curiosità.