Uomini, donne, bambini da ogni parte del mondo, dal Kosovo, dalla Colombia, dall'Iraq, dal Kurdistan, dalla Georgia, dal Togo. Arrivano ogni settimana alle frontiere svizzere, fuggendo da guerre e persecuzioni, da dittature e criminalità. Dopo aver affrontato viaggi lunghissimi e spesso infernali, raggiunta la Confederazione Elvetica vengono guidati verso uno dei cinque centri d'accoglienza sparsi in tutto il Paese. Tra questi, Vallorbe, un austero edificio dove i rifugiati vivono quasi reclusi, aspettando che le autorità decidano cosa fare delle loro vite.
La fortezza, film-documentario di Fernand Melgar, è stato presentato alla ventottesima edizione del Bergamo Film Meeting nella sezione “Visti da vicino”. Un lavoro scevro da qualsiasi possibile rischio di retorica, reso autorevole dal sangue freddo di un'indagine analitica attenta e precisa; una panoramica asciutta sui diversi punti di vista dei soggetti in campo, dai migranti bisognosi di cure fisiche e di sostegno psicologico agli operatori sociali seriamente impegnati tanto nell'organizzazione quanto nell'appoggio umano , compresi alcuni sacerdoti “in trincea”. Nessun pugno nello stomaco o trovate emotive, nonostante si presentino più volte, inevitabilmente, momenti di disperazione o di tensione e conflitto che l'autore ha deciso di condividere con lo spettatore attraverso uno sguardo del tutto impersonale. Che ognuno, dunque, faccia i conti con una certa contemporaneità prima di tutto con se stesso, prima di optare per una successiva e opportuna condivisione del problema.