“Come in Totò, Peppino e la malafemmina, qui c'è lo stesso senso di inadeguatezza, perché c'è un complesso di inferiorità del meridionale che emigra al nord”. Così il regista Luca Miniero presenta il sequel del campione d'incassi Benvenuti al Sud - mutuato dal francese Giù al Nord di Dany Boon - Benvenuti al Nord, che arriva in sala il 18 gennaio in 800 copie con Medusa e lo stresso cast del precedente, ovvero Claudio Bisio, Alessandro Siani, Angela Finocchiaro, Valentina Lodovini più le new entry Paolo Rossi ed Emma, che canta sui titoli di coda.
Dunque, il “nordista” Alberto (Bisio) e il “sudista” Mattia (Siani), con le rispettive famiglie, si incrociano ancora, ma con nuovi presupporti. Silvia (Finoacchiaro), la moglie di Alberto, ormai detesta Milano: polveri sottili, ozono troposferico e il marito interamente assorbito dal lavoro, anzi, dal famigerato progetto e.r.p.e.s. (acronimo: efficienza, rapidità, puntualità, energia, sorriso) delle Poste, voluto dal capo Palmisan (Rossi). Nel frattempo lo scansafatiche Mattia e la moglie Maria (Lodovini) vivono a casa della madre, con il figlioletto Edinson, ma l'arrivo a Milano del postino di Castellabate, con annesso giubbotto fendinebbia, travolgerà ancora una volta la vita di Alberto.
Ma il successo del precedente Benvenuti dà ansia da prestazione? “No, siamo sereni perché è un bel film, e stavolta soggetto e sceneggiatura sono originali, e grazie allo sguardo del napoletano Miniero ho riscoperto una Milano che non conoscevo, quella del quartiere Isola”, dice Bisio, mentre Siani parla di un “mattai vicino ai sentimenti, e Massimo Troisi era il comico dei sentimenti, ma rimane irripetibile, irraggiungibile. Lui è Maradona, io al massimo Lavezzi”. Campo di calcio a  parte, Miniero parla di un “confronto tra la Milano produttiva ma con le bende davanti agli occhi e la Milano del cuore, sommersa dalla prima ma che esiste: il nostro è stato un lavoro archeologico”.
Tutti concordano, viceversa, nel definirla una “commedia intelligente” (Bisio) e una “fusione tra risate e anima, non volgare, non grottesca e con personaggi credibili” (Siani), che mette in sordina “i pregiudizi sul nord, che esistono ma sono meno interessanti di quelli nei confronti del sud” (il co-sceneggiatore, con Miniero, Fabio Bonifacci) per “un confronto fra differenze, e non più il capovolgimento degli stereotipi come nel primo” (Miniero). Ultima parola all'ultimo arrivato Paolo Rossi, nei panni del temibile, efficientista Palmisan: “Volevo fare Brunetta, ma mi è uscito Marchionne. E avete visto che quando è uscito il trailer di Benvenuti al Nord ha cambiato look?”.