Sarà nelle sale italiane il 7 febbraio, dopo aver vinto qualcosa come 60 premi nel mondo (compresa la Camera d'Or al Festival di Cannes come miglior opera prima), Re della terra selvaggia (Beasts of the Southern Wild) di Benh Zeitlin, candidato tra le altre cose a 4 premi Oscar (miglior film, regia, sceneggiatura non originale e miglior attrice protagonista, Quvenzhané Wallis) e "benedetto" nientemeno che da Barack Obama: "Non mi aspettavo di certo tutto questo - dice il regista classe '82 - anche perché il film è un'opera prima non solo per me ma per tutti quelli che vi hanno preso parte (la crew Court 13, ndr). Oltretutto, negli Stati Uniti, per avere un minimo di visibilità di solito i film indie devono avere almeno un nome noto associato, cosa che nel nostro caso non c'era: tutto è partito dalla prima proiezione del Sundance, da lì si è mosso l'interesse prima della stampa poi del pubblico.
Realizzato con poco meno di 2 milioni di dollari, Re della terra selvaggia racconta la storia della piccola Hushpuppy (Quvenzhané Wallis, la più giovane attrice mai candidata come protagonista all'Oscar), bambina di sei anni che vive con il papà Wink (Dwight Henry, anche lui per la prima volta sullo schermo, nella vita di tutti i giorni è un fornaio) in una zona paludosa del sud degli USA, membri di una comunità che abita la cosiddetta Bathtub (La Grande Vasca), luogo che si prepara ad una catastrofe di enormi proporzioni. "E' un film sulla relazione biunivoca tra uomo e natura - spiega ancora il regista -. In quei luoghi la natura ti dà la vita e al contempo può portarti via tutto. Inoltre, e soprattutto, quello che davvero volevo raccontare era la crescita di questa bambina che impara ad apprezzare il contesto in cui vive, diventando così una buona creatura (questo il senso del Beasts nel titolo originale, ndr) e proprio per questo rispettata a sua volta dalla natura".
Scritto dallo stesso Benh Zeitlin con Lucy Alibar, il film è tratto dall'opera teatrale di quest'ultima: "Abbiamo optato per un adattamento che spostasse questa sorta di opera mitologica nella realtà odierna - dice ancora Zeitlin -. La piece era più fantasiosa e piena di cose surreali rispetto al film: abbiamo immaginato l'ambientazione apocalittica in un luogo dove spesso accadono cataclismi come uragani e inondazioni". E per farlo, Zeitlin - che ora si è trasferito e vive in Louisiana con un branco di animali selvaggi - ha prima visitato i luoghi e incontrato le persone che li abitano realmente: "A sud di New Orleans chiunque ha perso qualcosa, gli uragani sono all'ordine del giorno. Chi decide di rimanere capisce che le cose importanti non sono quelle materiali, ma gli affetti, la cultura e le tradizioni. Ho cercato di coglierne lo spirito, attraverso i codici della favola e non del documentario, anche perché quello che non tutti sanno è che quei luoghi sono totalmente differenti dal resto degli Stati Uniti. 'Noi siamo esseri della palude ed è qui che vogliamo rimanere', mi ripetevano le persone che ho incontrato".
In qualche modo rispettate anche per quello che atteneva l'aspetto tecnico della realizzazione del film: "Quelle comunità non utilizzano tecnologia e per non andare fuori sincrono con lo spirito del luogo, anche noi abbiamo evitato di ricorrere alla computer graphic. Per creare gli Aurochs (le mitologiche creature preistoriche che nel film preannunciano l'imminente apocalisse, ndr) abbiamo addestrato dei maialini vietnamiti, poi ricoperti con dei copricapi adatti e ingigantiti grazie al greenscreen". Addestramento che, invece, non sembra essere stato così necessario per la piccola Quvenzhané Wallis: "E' arrivata dopo nove mesi che avevamo aperto il casting e quando l'ho vista è sembrata una scena biblica, con una specie di luce che investiva quel momento. E' un'attrice nata, secondo me diventerà straordinaria", scommette Zeitlin, affatto preoccupato che le lusinghe dello showbiz possano guastarla: "Così come ha recitato sul set, Quvenzhané sta ora recitando per i vari giornali e le tv che la intervistano. Vi basti pensare che quando abbiamo saputo delle nomination agli Oscar, lei non sapeva neanche cosa fossero: 'Oscar? Pensavo fosse il nome di una persona", mi ha detto".
Distribuito da Satine Film insieme a Bolero Film, il film sarà sugli schermi dal 7 febbraio in circa 25-30 copie. Con la speranza che il passaparola e, perché no, gli Oscar, possano aiutare a farle aumentare.