“Quando ho registrato questo disco, avevo 27 anni e mi identificavo interamente con la musica che facevo. Da dove vengo? Che vuol dire essere un figlio? Che significa essere americano? Queste erano le domande basilari che mi ponevo. Viceversa, oggi mi chiederei che vuol dire essere padre”.
Così il Boss Bruce Springsteen, al festival di Roma sezione Extra, per accompagnare il rock-doc di Thom Zimny, The Promise, che racconta e rievoca la genesi del suo album Darkness on the Edge of Town, registrato nel '77. All'incontro post proiezione, moderato da Mario Sesti, Gino Castaldo ed Ernesto Assante, hanno partecipato anche Zimny e Jon Landau, storico produttore e manager del Boss. “Nei miei dischi, racconto la ricerca di un'identità: ancora oggi non so chi sono”, rivela Springsteen, focalizzandosi sulle storie: “Spesso sono loro che ti scelgono, e non il contrario: il lavoro del musicista è un po' come riparare”.
Elogiando Roma - “San Pietro è uno dei posti più belli che abbia mai visto” - e i fan italiani – “Sono speciali” – Springsteen ricorda come la lunga, estenuante realizzazione di Darkness on the Edge of Town si sia tradotto in “una filosofia di lavoro che io e la band abbiamo assimilato per gli anni successivi: abbiamo trovato il senso di quel che dovevamo fare, per comunicare con il pubblico”.
Viceversa, prima della proiezione, Zimny ha messo le mani avanti, nel nome della passione per il Boss: “Prima di tutto, sono come voi: un fan di Bruce e della sua musica. Ho lavorato 10 anni a questo documentario, ed è stato un modo per dire grazie: a lui, alla E-Street Band e Jon Landau. Non volevo solo mostrare come è nato un album, ma omaggiare la passione e l'impegno nel farlo”.
The Promise: The Making of Darkness on the Edge of Town sarà il film d'apertura della 30esima edizione del festival Filmaker, in programma a Milano dal 15 al 30 novembre.