(Cinematografo.it/Adnkronos) - La prima volta di un film dell'Arabia Saudita, per di più diretto da una donna; la prima volta di Robert Redford, che porta fuori concorso il suo ultimo film da regista a pochi giorni dal suo 75esimo compleanno. Mai come quest'anno il Lido di Venezia sarà teatro di debutti importanti e curiosi, ma anche di esordi geografici e di svolte tecnologiche. Per non parlare del fatto che sono 12 (sui 18 del concorso Venezia 69) i registi che partecipano per la prima volta alla principale sezione competitiva della Mostra. Infatti, Paul Thomas Anderson approda in laguna con The Master, storia controversa della nascita di una setta religiosa, con un cast d'eccezione: Joaquin Phoenix, Philip Seymour Hoffman e Amy Adams. Olivier Assayas porta invece a Venezia Aprés mai rievocazione di un post-68 semiautobiografico in cui uno studente diviso tra la politica e la voglia di fare cinema viene coinvolto dalla violenza rivoluzionaria in Europa, mentre Ramin Bahrani si presenta con At Any Price, ambientato nella campagna profonda della 'middle America', dove un padre è alle prese con i propri figli e con la loro passione per i motori (con Zac Efron, Dennis Quaid, Heather Graham e Kim Dickens). Prima volta per Daniele Ciprì senza Franco Maresco in concorso con E' stato il figlio, un giallo surreale e metafisico con Toni Servillo. Debutto anche per Xavier Giannoli con Superstar, una riflessione paradossale sulla nostra epoca di celebrità improvvise ed effimere; per Terrence Malick e il suo To The Wonder, con Ben Affleck, Rachel McAdams, Olga Kurylenko, Javier Bardem, un triangolo d'amore a cavallo tra Europa e Oklahoma; e per Valeria Sarmiento, la regista cilena mette in scena Linhas de Wellington, un progetto iniziato dal marito Raoul Ruiz con Nuno Lopes, Soraia Chaves, John Malkovich, Marisa Paredes.
Il decimo regista che si presenta in concorso a Venezia per la prima volta è Kirill Serebrennikov con Izmena, una storia di tradimenti, passioni e vendette. Gli ultimi due registi della lista sono Peter Brosens e Jessica Woodworth con il loro La cinquiéme saison che chiude la trilogia degli autori sul rapporto conflittuale uomo-natura. Anche Fuori Concorso si contano registi che arrivano per la prima volta al Lido: in primis, appunto, Robert Redford con The Company You Keep, in cui l'attore e regista veste i panni di un vecchio militante del movimento radicale di ispirazione comunista-rivoluzionaria "Weather Underground", che infiammò l'America a cavallo degli anni Sessanta- Settanta. C'é poi Jean-Pierre Ameris con L'homme qui rit con Gerard Depardieu, Marc-André Grondin, Christa Theret, Emmanuelle Seigner, ispirato all'omonimo romanzo di Victor Hugo. E ancora Susanne Bier con Den Skaldede Frisør (Love Is All You Need?) con Pierce Brosnan, Trine Dyrholm, Sebastian Jessen, Molly Blixt Egelind, Paprika Steen: la regista premio Oscar di In un mondo migliore, porta al Lido una commedia romantica girata in gran parte a Sorrento.
Anche Simon Brook debutta alla Mostra con The Tightrope con Peter Brook, Yoshi Oida, Shantala Shivalingappa e Marcello Magni: un documentario il cui il regista rende omaggio al padre e alla sua opera. Insieme a lui: Stephen Fung con Tai Chi 0, storia del fondatore dello stile Yang Tai Chi; Kimble Rendall e il suo Bait 3D, in cui una rapina al supermarket viene interrotta da uno tsunami, che porta nel negozio, oltre all'acqua, squali bianchi molto affamati; Alex Schmidt con Du Hast Es Versprochen (Forgotten), una storia di un film che indaga gli aspetti più uscuri di Internet e della comunicazione moderna; e Ariel Vromen con The Iceman, la vera storia della doppia vita di Richard Kuklinski, marito premuroso, padre devoto e killer senza scrupoli.
Ci sono poi due prime importanti partecipazioni di altrettanti Paesi mai stati prima con un film alla Mostra. Al lido si vedrà per la prima volta un film nepalese, del giovane regista emergente Min Bham (classe 1984), che partecipa nella sezione Orizzonti Cortometraggi col film Bansulli (The Flute). Si tratta di un viaggio di speranze e desideri contro lo stigma sociale che prevale ancora in Nepal. Dopo una guerra civile durata una decade che è costata più di 13.000 vittime, i Maoisti sono scesi in prima linea per partecipare alle elezioni nazionali per l'assemblea costituente. Durante i cambiamenti politici che stavano prendendo piede in Himalaya, la vita di Bijuli, una ragazzina di 12 anni nel remoto ovest di Karnali, stava per cambiare per sempre. Ma è anche la prima volta che si proietta un film dell'Arabia Saudita. E non si tratta di un film qualsiasi: Wadjda, diretto da Haifaa Al Mansour, prima regista donna dell'Arabia, è anche il primo lungometraggio ad essere girato in questa terra. Si tratta dunque di un film d'esordio della prima regista donna dell'Arabia Saudita. La storia racconta di una giovane ragazza, Wadjda appunto, che ogni giorno passa davanti alla vetrina di un negozio di giocattoli dove è esposta una bellissima bicicletta verde. Wadjda decide quindi di trovare il denaro necessario per acquistare la bicicletta, pur sapendo che non è permesso alle donne praticare sport considerati 'maschili'. Decide quindi di vendere prodotti illegali nel cortile della sua scuola ma senza successo. L'unica sua possibilità resta quella di partecipare a un importante concorso per recite del corano.
Quest'anno c'é infine più di una novità dal punto di vista tecnologico al Lido: per la prima volta nella storia della Mostra di Venezia, 10 lungometraggi e 13 corti della sezione Orizzonti saranno disponibili in tutto il mondo per la visione in streaming in contemporanea con le proiezioni ufficiali al Lido per rendere ancora più efficace l'azione promozionale della Biennale a sostegno dei nuovi film e, in particolare, dei giovani autori, sfruttando le possibilità offerte dalle moderne tecnologie di rete. Ed è anche la prima volta che a Venezia il 95% dei film vengono proiettati in digitale (DCP), compensati però dallo storico formato in 70mm di uno dei film più attesi in concorso: The Master di Paul Thomas Anderson.