Il 2010 ci regala un nuovo festival del cinema. Sul numero di gennaio-febbraio della Rivista del cinematografo (nei prossimi giorni in edicola) ampio spazio al Bif&st che poi tanto nuovo non è, proseguendo con altri nomi e mezzi quel "Festival per il cinema italiano" capace di riscuotere un anno fa a Bari un successo inaspettato: "20.000 presenze e un incredibile entusiasmo avevano salutato la puntata zero del progetto", ricorda Felice Laudadio, confermato direttore artistico della manifestazione, ora al suo debutto ufficiale. Ed è un esordio già zeppo di novità rispetto al "pilot". Svanita anche nel nome la connotazione autarchica – "per il cinema italiano" - la kermesse si apre a un'internazionalità di proposte che spaziano dall'anteprima di Nine, musical firmato da Rob Marshall (Chicago) e ispirato all'8 ½ felliniano, al nuovo lavoro di Sam Mendes, Away We Go, che gira la sua prima commedia dopo una carrellata di drama. Sconvolgente è invece il documentario di Sebastian Doggart American Faust: From Condi to Neo-Condi, incentrato sulla controversa figura di Condoleeza Rice, "un film lontano dall'esibizionismo alla Michael Moore, obiettivo e freddo. Farà discutere", lo definisce Laudadio. Bari costituisce al momento l'unica possibilità per non perderlo. Al versante tricolore il capoluogo pugliese destina comunque un ampio proscenio – il centro vitale del festival è lo storico Teatro Petruzzelli – diviso tra presente e passato, nuove tendenze e memoria. L'idea è di abbracciare in toto il cinema tricolore e le sue tante bandiere. L'importanza di un festival come quello barese non si misura sul numero di anteprime o sulla qualità degli ospiti ma sul livello di radicamento nel territorio e la capacità di riportare in sala, e nell'alveo di una buona prassi delle immagini, quel pubblico sempre più ostaggio di una programmazione monocorde e di una controproposta televisiva deprimente. Come dice Nichi Vendola presentando il Bif&st: "Un festival può essere un gioco d'inganni, un palcoscenico di vanità: questo è per scelta antimondano, vuole ricostruire un dialogo tra cinema e nuove generazioni, è civile prima che cinefilo".