Bertrand Tavernier è affabile, ironico, paziente, simpatico. Arrivato a Bari per ritirare il Fellini Award, tenere la sua lezione di cinema e parlare del suo nuovo film in post-produzione e in uscita nelle sale francesi il prossimo autunno. Titolo semplice ed evocativo, per il paese d'Oltralpe: Quai d'Orsay, ossia la sponda sulla riva sinistra della Senna che designa per tutti, in Francia e all'estero, il Ministero degli esteri. Tratto da una striscia di fumetti dall'enorme successo.
“Si svolge nel 2002 - racconta il regista - nel periodo in cui gli americani tentano di scatenare la seconda guerra in Iraq e cercano di imporla agli stati europei. Naturalmente abbiamo cambiato il nome del ministro degli esteri - all'epoca Dominique de Villepin, nel film Alexandre Taillard de Vorms interpretato da Thierry Lhermitte - e del paese che da lì a poco sarà invaso dagli eserciti alleati. Ho voluto nel cast uno dei veri collaboratori di de Villepin all'epoca, il ragazzo che gli scriveva tutti i discorsi, quindi conosceva molto bene cosa succedeva giorno e notte in quelle segrete stanze”.
Sembra quasi una commedia.
“E' prima di tutto una commedia, il ritmo è scatenato, il film è accompagnato da una musica tribale e jazz, barocca ed etnica, rock ed elettrica che tenta di tradurre la follia del lavoro di quei giorni, il caos degli uffici, quel senso di energia che è propria del protagonista del film, un ministro che quasi non dorme mai. Ho scelto di parlare di questa vita nascosta perché ho adorato i fumetti da cui è tratta la mia storia e ho pensato che fosse una maniera originale di entrare in un universo abbastanza estraneo e sconosciuto. Ho anche percepito come che ci fosse un aspetto di farsa da mantenere, ma allo stesso tempo di verità. Inoltre, ho trattato un tema che mi è caro e mi affascina moltissimo, quello dei giovani che lavorano in un modo folle, in un universo caotico. Ministro e collaboratori perdono a un certo punto la dimensione del tempo, lavorando fino alle quattro del mattino, mentre imbastiscono e scrivono discorsi che poi vengono cambiati e rifatti venti volte, mentre sono stipati in uffici piccolissimi. Un modo di lavorare davvero folle, che però ha portato, e questo è un fatto serissimo, alla stesura di uno dei discorsi che ritengo tra i più straordinari della storia francese, quello che de Villepin pronunciò all'ONU nel febbraio 2003, opponendosi alla guerra scatenata dagli americani”.
Quindi anche un film politico.
“Non so se sia un film davvero politico. Ma l'attuale ministro degli esteri mi ha detto che il fumetto cui mi sono ispirato è sicuramente il modo migliore di riprodurre il caos che regna nei gabinetti ministeriali e che non ha mai visto nulla di più vero, divertente, intelligente e giusto sul suo lavoro e sui rapporti di potere all'interno del suo Ministero. Insomma, là dentro si vive così. Una cosa è certa: il film è sicuramente contro i neo-conservatori americani, che per me sono e rimangono dei criminali”.