(Cinematografo.it/Adnkronos) - Sul mandato quadriennale che si conclude con questa Mostra del Cinema di Venezia per lui e a dicembre per il presidente della Biennale, Paolo Baratta, e sull'eventuale rinnovo, che la nuova legge rende possibile, il direttore del festival veneziano Alberto Barbera risponde: "La risposta migliore l'ha data Baratta qualche giorno fa dicendo che 'gli incarichi pubblici né si chiedono né si rifiutano'. In teoria tutto può succedere ma la risposta non posso darvela io. E in questo momento non voglio nemmeno pensarci. Voglio concentrarmi sulla mostra. Mi piace fare quello che sto facendo. Anche perché sarebbe difficile fare controvoglia un lavoro che diventa più complicato ogni anno", risponde sorridendo Barbera.

Liquidato l'argomento scadenza di mandato, si passa al cartellone della Mostra di Venezia, al via il 2 settembre: "In un'annata non facilissima, non abbondante di film strepitosi pronti per questo periodo, troverete al Lido un programma eterogeneo, con tanti autori importanti, penso a Sokurov ma anche a Bellocchio e ad Amos Gitai, per citarne alcuni, con tanta parte della nuova generazione dei divi hollywoodiani, ma anche tanti autori poco conosciuti e cinematografie poco frequentate. Ci saranno diversi film imprevedibili, in grado di sorprendere", assicura Barbera.

Quanto agli italiani, in molti gli chiedono perché Non essere cattivo, il film di Claudio Caligari (il regista di Amore tossico e L’odore della notte, scomparso nel maggio scorso, ndr), ultimato da Valerio Mastandrea, sia fuori concorso e non in concorso. "È una domanda legittima anche perché è un film non perfetto ma bellissimo, con un'anima e un'autenticità straordinarie. Ma mettere cinque film italiani in concorso avrebbe avuto il sapore di una provocazione. Però vorrei invitarvi tutti a parlare dei nove film italiani presenti alla mostra e non solo dei quattro in concorso", sottolinea.

Volendo parlare dei quattro film in concorso, comunque, si tratta di "film completamente diversi tra loro - rileva Barbera - e sono una conferma di quel cinema italiano vivo e vitale che esiste grazie al fatto che qualcuno ancora osa e investe". "E questa è la parte che fa sperare - sottolinea il direttore - l'altra invece è il cinema italiano che non sta bene: la quota di mercato è crollata. Si producono tantissimi piccoli film l'anno, oltre 200, in un momento in cui il mercato non riesce ad accoglierne più di 50-60. Bisognerebbe puntare su meno titoli ma più forti qualitativamente in grado di mettere insieme le forze migliori".

Secondo il direttore l'intero cinema mondiale si trova in un momento 'di passaggio': "non solo per la rivoluzione digitale. È finito un mondo perché sta scomparendo proprio fisicamente un'intera generazione di cineasti che erano stati nostri punti di riferimento a partire dalla nouvelle vague.- E la nuova generazione non ha ancora trovato i suoi maestri. Anche se ci sono molti giovani registi di talento in giro per il mondo. Io personalmente credo che il ruolo di locomotiva che ha avuto per una decina di anni il cinema dell'Estremo Oriente ora ce l'abbia il Sudamerica, dal Brasile all'Argentina, dal Messico al Venezuela, che quest'anno è presente per la prima volta a Venezia".

Barbera è contento del successo della nuova sezione Incontri - Cinema in Giardino (trainata dalla presenza di Vasco Rossi, i cui biglietti sono andati esauriti in poco più di un'ora) che "è stata pensata per coinvolgere il pubblico del Lido che non entrava nelle sale". Ed ha un solo rimpianto per il cartellone 2015: "Avrei voluto The Walk di Robert Zemeckis. L'ho visto prestissimo. Ho fatto una lunghissima trattativa ma alla fine hanno preferito fare la premiere a New York". Il film d'altronde, con protagonista Joseph Gordon-Levitt nei panni di Philippe Petit, racconta la traversata delle Torri Gemelle del World Trade Center su un cavo d'acciaio senza alcuna protezione realizzata dal noto funambolo francese il 7 agosto 1974.