E' un vero e proprio omaggio a Balzac il film con cui Jacques Rivette concorre alla 57a Berlinale. Intitolato Ne touchez pas la ache, come la prima versione dell'omonimo racconto della "Commedia umana", il dramma in costume del maestro francese è un tributo elegante, rigoroso e che presta una fedeltà quasi maniacale all'autore che tanto ha segnato il suo cinema e la sua carriera.
"Il tentativo - spiega Rivette - è stato semplicemente quello di rispettare i punti di forza della sua scrittura e valorizzarli attraverso un linguaggio diverso. Il rispetto della storia e dei dialoghi altro non è che parte di questo processo". Ironia della sorte, nella storia del film, Balzac entra quasi per caso: "Tutto è partito dagli attori. L'unica certezza era all'inizio che avrei voluto lavorare con Guillaume Depardieu e Jeanne Balibar. Poi mi sono posto il problema di cosa potessero fare". La storia è quella del tormentato amore fra il Generale di Montriveau e la frivola Duchessa di Langeais, che dà il titolo alla stesura finale del racconto. Un colpo di fulmine, che presto si trasforma in un paranoico gioco di seduzione e fuga, iniziato nei salotti dell'alta società e finito in una rincorsa in giro per il mondo. Ripicca dopo ripicca, il rimpiattino sentimentale si snoda così tra sottile ironia e sontuose scenografie, esaltate dal fotografo di sempre William Luchanski. Agli iniziali e ostinati rifiuti della donna, segue poi la vendetta suicida del generale, che trascinerà entrambi nella disperazione.  "L'idea di questa storia - racconta Rivette - ci è venuta dopo lunghe ricerche. Certo che i miei protagonisti avrebbero dovuto essere Jeanne e Guillaume, ci siamo chiusi in casa a passare in rassegna tutta la letteratura. In un primo momento avevamo pensato addirittura a Henry James, ma quando mi sono imbattuto in questo racconto, ho capito subito che si trattava di quello giusto". Ad affiancare la coppia c'è nel cast anche Bulle Olgier. L'attrice feticcio di Rivette, con lui per ben 7 volte dal 1979, parla con modestia ed emozione del suo rapporto col regista: "Questa volta ho avuto un piccolo ruolo - dice - ma l'emozione è stata quella di sempre. La sensazione più bella è quella di veder crescere la sua maturità e sicurezza sul set. Dalla fotografia, alla sceneggiatura e gli aspetti più tecnici, teneva tutto in pugno con straordinaria maestria". Nonostante la bandiera francese, c'è però anche  l'illustre zampino in produzione di Ermanno Olmi, che ha coprodotto con Ciccuto e Musini: "Avendo già lavorato insieme - spiega la storica produttrice di Rivette, Martine Marignac - è stato naturale rivolgerci a loro. Nonostante non abbia direttamente partecipato, il sostegno di Olmi ci inorgoglisce molto e rende particolarmente felici".