“Se si tratta di trovare un'influenza, dico Lon Chaney e Lon Chaney Jr., ma ora nessuno fa niente di nuovo, me incluso. Nel postmoderno si tratta di sfruttare il lavoro altrui, basta esserne coscienti: il miglior regista è il miglior barman. Dipende dal cocktail: il trucco è mescolare bene gli elementi”. Così il regista Alex De La Iglesia, che esce da Venezia 67 centrando una doppietta: al suo Balada triste de trompeta vanno il Leone d'Argento per la regia e l'Osella per la sceneggiatura.
“Se mi piace più il primo cinema, quello muto”, De La Iglesia sottolinea che “nel trovare il proprio posto tra talento e abilità sta il segreto del successo. Uno come me che ha avuto sempre delusioni ai festival il diritto di dirlo se l'è guadagnato: oggi sento un'enorme allegria, non può andare sempre male”.