“Sono molto contento di ospitare qui Gianfranco Pannone e il suo film. E’ già stato in Vaticano per girare il suo lungometraggio sulle guardie svizzere intitolato L’esercito più piccolo del mondo”. Così Mons. Dario Edoardo Viganò alla presentazione di Mondo Za, il documentario di Gianfranco Pannone che uscirà nelle sale oggi distribuito da Movimento Film.

“Non è una biografia di Zavattini, ma un film che prende ispirazione da lui e dalla sua terra”, dice il regista che ha girato questo doc nella Bassa reggiana, luogo dove il grande sceneggiatore del neorealismo italiano nacque nel 1902. “Il legame con la sua terra è importante per capire la poetica di Cesare Zavattini - prosegue Pannone- Era un intellettuale che viveva tra la sua gente e che sapeva volare come faceva volare gli spazzini in Miracolo a Milano”.

Il film esplora quindi questo rapporto di reciprocità ricco e complesso tra Cesare Zavattini e la sua terra, intrecciando passato e presente e creando un nuovo tempo sospeso attraverso le testimonianze di quattro uomini d’età diverse. Un incontro con la gente che vive in questo pezzo d’Emilia lambito dal fiume Po.

“Il film è permeato dallo spirito di Zavattini e dalla sua grande attenzione agli umili”, dice il produttore Primo Giroldini che ha sviluppato questo progetto insieme al regista due anni fa dopo aver fatto un gruppo di lavoro cominciato a Parma. E il distributore Mario Mazzarotto aggiunge: “E’ un viaggio sulla memoria e sulla trasformazione. Un “cine-pannone” natalizio. Usciamo in un momento complicato, ma ci sembra un buon augurio portare questo film in sala”.

Le tracce di Zavattini si trovano qua e là nella sua terra: in un vecchio e solitario pittore naif, come in Prince, un ragazzo africano emigrato con la famiglia da quelle parti e che in inglese (ma senza tralasciare il dialetto locale) “rappa" versi e pensieri del grande Za, in un pensionato ed ex militare comunista che fotografa ogni angolo della Bassa e in Wainer e suo fratello Rino che vanno spesso a pescare al fiume, dove oggi spadroneggiano i pesci siluro che divorano tutto.

“Non sono dei personaggi, ma dei testimoni perché non sono finzione. Sono arrivati un po’ per volta. Per esempio la famiglia indiana è spuntata fuori all’ultimo proprio per raccontare che quel mondo è cambiato”, spiega il regista che si definisce “un credente politicamente di sinistra” e che ha girato in quella terra proprio dove c’è una “continuità tra cattolicesimo e comunismo. Un aspetto che ha la sua summa in Don Camillo e Peppone”.

“Nel reggiano e nell’emiliano c’è sempre stato un rapporto con l’altro perché è una terra aperta che ha subito invasioni. Prince, il ragazzo originario del Ghana, per me rappresenta il futuro. E’ un mondo che si apre e che sta cambiando e con cui dobbiamo fare i conti perché quando le persone si muovono nessuno le ha mai fermate”, dice Pannone. Basta pensare che un abitante su quattro è straniero a Luzzara, piccolo comune in provincia di Reggio Emilia, dove è nato appunto Cesare Zavattini. “Il futuro di quella terra è la possibilità che persone che vengono dal Ghana, dall’India e così via svolgano attività che gli italiani non fanno più. Il futuro nasce dall’incontro di più culture”, ha concluso Primo Giroldini.