Pesaro Film Festival rinnova, come ogni anno, la sua collaborazione con Marsilio Editori, per cui pubblica un volume di saggistica cinematografica dedicato al tema esplorato nell’edizione in corso. Quest’anno, curato dal direttore Pedro Armocida e Boris Sollazzo, è il turno di Ieri, Oggi e Domani. Il cinema di genere in Italia.

Nel corso della Mostra, tanti ospiti di rilievo sono intervenuti attorno al tema del libro, presentandolo al pubblico di Pesaro. Primo fra tutti, Lino Banfi, icona della commedia italiana.

“Il nuovo cinema di genere è emerso in un momento complicato per l’industria italiana”, spiega. “Si girano meno film, è difficile convincere una famiglia di quattro persone a uscire di casa per andare in sala. Servono bei film, per cui il pubblico si muova volentieri”. Come quelli di Checco Zalone, attore ammirato da Banfi, oltre che per aver “continuato la tradizione pugliese sul grande schermo”.

Pupi e Antonio Avati

Anche il maestro Pupi Avati interviene sull’argomento: “Il cinema d’autore, giustamente, ambiva a responsabilizzare quest'ultimo” spiega, “Poi abbiamo riconsiderato il cinema popolare, per incontrare gli spettatori. Un film che non viene visto non esiste.”

È in quest’ottica che si è sviluppato il cinema di genere, internazionalmente e in Italia. “Tanti film di genere”, prosegue, “sono stati recuperati anche dalla critica, alcuni sono diventati dei cult!”

E il segreto di questo tipo di pellicole? “La quantità d’autore in relazione alla densità del genere”, risponde il regista de Il Signor Diavolo, in uscita a fine agosto, “Il dosaggio fa la differenza.”

A proposito del prossimo film di Pupi Avati, il fratello Antonio Avati garantisce: "Sarà un film puramente di genere, motivo per cui vi riponiamo molta fiducia. Con un titolo così, Il Signor Diavolo, non poteva essere più horror".

Pedro Armocida, Boris Sollazzo e i volti di Stracult

Altri ospiti sono gli autori e conduttori della storica trasmissione Rai Stracult che, secondo le parole del curatore Boris Sollazzo, “ha reso sistemica l’attenzione verso un certo tipo di cinema e la ricerca di nuovi linguaggi, con retrospettive e trasmissioni”.

“Bisogna puntare sulle cose che non fanno tutti” risponde Marco Giusti. “Il nostro è stato un percorso molto lungo, reso possibile da una squadra di critici molto eterogenea, ognuno con la sua particolare prospettiva. Così abbiamo creato un dialogo sempre costruttivo attorno al cinema”.

Interviene a questo punto Andrea Delogu. “Sono entrata in trasmissione da cinque anni, ma il lavoro dei precedenti quindici mi ha sostenuto e motivato. L’archivio, la memoria storica di Stracult sul cinema che è stato e anche quello che non è stato, è un primato che nessuno potrà sottrarci”.

Chiude Luca Vecchi, nato dal format web dei The Pills, con la propria testimonianza sul ruolo della trasmissione negli anni della nostalgia: “Io stesso, come moltissimi altri, sono cresciuto davanti alla TV negli anni ’80 e ’90, nutrendomi di qualsiasi cosa, da MTV ai cartoni animati giapponesi, ai titoli di genere con Bud Spencer e Terence Hill”, che paragona, scherzando, al “nostro equivalente dei film di cappa e spada”.