Ogni giorno si levano grida d'allarme per la situazione degli incassi cinematografici nel nostro Paese e, di rimando, per la salute del cinema nazionale. Un panorama reso ancor più fosco dalla fruizione del cinema su Internet e da quella - per ora solo paventata - sul telefonino a tecnologia Umts, che si sommano al sorpasso del consumo casalingo (home-video, canali satellitari, pay-per-view) su quello della sala. Le nuove tecnologie digitali stanno cambiando non solo il modo di fare cinema, ma anche quello di vederlo. La Telecom ha firmato un accordo con Sky per trasmettere i pacchetti cinema dell'emittente satellitare sulla televisione via internet, "Alice home tv", i nuovi film si aggiungono ai 400 titoli già disponibili dopo gli accordi siglati con Paramount, Warner Bros, Rai Cinema, Bim, Lucky Red, Media Film e Mikado. Ma di chi è la "colpa" di questo sconvolgimento? Della politica, degli esercenti, dei distributori, dei produttori o dei registi? Forse non solo è difficile individuare un responsabile, ma è anche poco rilevante la questione. Certo sono lontani i tempi in cui le sale cinematografiche facevano innamorare lo spettatore con sogni (e incubi). Nell'ultimo anno e mezzo si è investito in Europa nel settore calcistico tralasciando spudoratamente quello cinematografico. Si investe in modo massiccio in varietà televisivi, fiction e serial tv che bloccano lo spettatore davanti alla tv nel prime time. Rimedi e porzioni magiche per fronteggiare questa situazione non esistono, dobbiamo solo rivalutare il modo di vedere il cinema. Che ha fatto crescere intere generazioni, offrendo un luogo di incontro per sognare. Sicuramente prima o poi inizieremo a vedere film dal piccolo schermo del telefono cellulare. Ma che emozioni vivremo?