“Perché un attore? Avevo paura di offendere il camionista con cui ho passato un anno, il croato Jerko, che mi aveva confessato: “Mi mancano due anni, mi servono per far studiare mia figlia, e poi questi diciotto passati alla guida li butto via in un sacchetto nero”. Non avevo scelto un camionista eroe, uno che si sente figo, bensì un ex professore di matematica, che aveva perso la sua dignità di insegnante con la guerra: la scelta di fare il camionista era una pura necessità, perché da professore guadagnava 400 euro, guidando 1200-1300. Ho scelto di ricreare la sua esperienza, con grande rispetto: Jerko ha poi visto il film, e ha riso dall'inizio alla fine”. Così Alberto Fasulo torna sul suo TIR, che dopo aver trionfato all'ottavo Festival di Roma arriva nelle nostre sale con Tucker Film il 27 febbraio. L'attore Branko Zavrsan interpreta Branko, un ex insegnante di Rijeka, divenuto autista: orari mostruosi, vita grama, ma stipendio triplicato. Tra i dialoghi con il collega Maki (Marijan Sestak, vero camionista), il datore di lavoro e le telefonate alla moglie (la vera moglie di Zavrsan, anche lei attrice) a Rijeka, sono migliaia i chilometri percorsi tracciando una X sull'Europa: dalla Svezia a Roma, da Siviglia a Budapest, 4 mesi su strada con Fasulo a condividere la cabina – “Una camera iperbarica” - giorno e notte con Branko, che dopo aver preso la patente ad hoc è stato assunto a tempo determinato da un'azienda di trasporti. “Nessuna volontà di denuncia, nessuna inchiesta, come già nel mio precedente Rumore bianco chiedo il permesso di stare accanto alle persone che racconto, cercando la libertà etica e morale”. La storia di TIR, prosegue il regista, è “emblematica della crisi economica: dopo l'apertura dei confini con al Slovenia, l'80% delle aziende in Friuli ha chiuso, e oggi un camionista italiano costa il 150% in più di uno sloveno, il 200% di un romeno”. Il Marc'Aurelio d'Oro del festival di Roma, attribuito dalla giuria presieduta dal regista americano James Gray, “è stato totalmente inaspettato: tutti i giurati sono rimasti sorpresi e conquistati dall'umanità del film”, ricorda Fasulo. Budget di 350mila euro (“Fortunatamente il gasolio l'ha pagato l'azienda”, scherza Fasulo), pre-acquistato dalla Rai, TIR alla Berlinale è stato venduto in Francia, Australia, Ungheria e Slovenia, prossimamente sarà in cartellone a New York, al festival Open Roads: “Se la meta è ancora il viaggio, questo film è un on the road da seduti: immobilità o meglio, senza scomodare Wenders, falso movimento”. Ora Fasulo ha in cantiere – ci sta lavorando già da tre anni – Un giorno ogni quindici, protagonista un gruppo di autoaiuto di genitori con figli disabili, 23 famiglie friulane che si incontrano da 16 anni: “Problemi, dinamiche, perché quando in famiglia c'è un disabile tutta la famiglia diviene disabile”.