“Il Maggio ‘68 è stato un momento di libertà, caos e desiderio di mettere in discussione tutto, anche le strutture del militantismo politico, ed era nato da un'energia creativa poetica e un'invenzione incantata del mondo”, dice Olivier Assayas che, ricordando quell'energia, ha scritto e girato Après Mai, da noi Qualcosa nell'aria, al cinema dal 17 gennaio distribuito in 35 copie da Officine Ubu. “Sono ancora convinto – continua il regista, che all'epoca divorava i saggi di Marcuse e Debord – che ci fosse un potenziale straordinario, il fallimento è stato il terrorismo. C'era troppa tensione tra il mondo sognato e astratto in cui viveva la gioventù e il mondo reale”.
Premio Osella per la miglior sceneggiatura all'ultimo Festival di Venezia e Premio del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani – SNCCI, Qualcosa nell'aria è la storia del risveglio politico di un gruppo di giovani universitari. Gilles (Clément Metayer), alter ego del regista, è uno studente contagiato dalla febbre politica del dopo “maggio francese”, ma la sua vera aspirazione è la pittura. E' innamorato di Laure (Carole Combes), coetanea bella senz'anima, artista eccentrica che lo lascia per seguire i genitori in Inghilterra. Per sfuggire alle indagini sul ferimento di un vigilante durante un'azione di rappresaglia, Gilles e alcuni amici, tra cui Christine (Lola Créton), partono per una vacanza in Italia. Tornato in Francia, frequenta l'Accademia di Belle Arti, ma si rende conto che quello che desidera è fare cinema.
Il film è il racconto di formazione dello stesso Assayas: “Il cinema, a differenza della pittura, è un'arte collettiva, solo l'atto creativo è solitario. E' per questo che sono diventato regista e non pittore, avevo bisogno di un confronto con la società, con un gruppo. Il cinema per me non è introspezione, è osservazione ed esplorazione, mi aiuta nella comprensione del mondo”. Anche la colonna sonora è un elemento che ha un suo peso nell'economia della storia, infatti “è l'aspetto più autobiografico – dice il cineasta francese – sono le canzoni che ascoltavo allora. C'era il desiderio di un ritorno alla natura e questo era presente nel folk rock inglese”.
I personaggi sono ispirati a persone reali e, specialmente quelli femminili, ricalcano gli stereotipi di quel periodo: Christine è l'angelo del ciclostile, mentre Laure è la femme fatale e musa. “Trovano spazio – sottolinea Assayas – la posizione delle donne e il machismo di questi movimenti nei quali è nato il femminismo moderno. I maschi erano militanti e le ragazze avevano un ruolo secondario, ma la stessa educazione politica”.
Cast di attori giovanissimi, tra cui Lola Créton, protagonista di Un amore di gioventù, opera della compagna di Assayas Mia Hansen-Løve, e Hugo Conzelmann (Jean-Pierre), che spiega: “Olivier voleva che portassimo sul set la nostra gioventù più che un'interpretazione di quello che sono stati gli anni 70”. Il regista conferma: “Provo a creare un ambiente attorno agli attori e li lascio interpretare. Il mio compito è aiutarli a non perdere il filo della somiglianza e della verosimilitudine”.
Il fondatore di Officine Ubu Franco Zuliani spera che questo film possa generare “una reazione nei giovani d'oggi, una generazione resa apatica da internet, dai videogiochi, imbambolata da questi governanti”.