Non sarà la compagnia delle Indie instaurata dal vecchio direttore sinologo, ma la rappresentativa orientale è ben assortita anche sotto la guida Barbera. Assortita è il termine giusto. Se in concorso metti insieme Kitano, Kim Ki-Duk e Mendoza hai tre autori provenienti da paesi diversi (si fa presto a dire asiatici) ovvero tre differenti modi di girare, di raccontare, in breve di guardare.
Curiosità: tutti e tre tentano il rilancio dopo un periodo non esaltante. Tutti e tre lo fanno tornando alle origini. Il giapponese Kitano riprende la sua personale guerra alla Yakuza e porta al Lido il sequel di Outrage (nel 2010 a Cannes), dosando virtuosismi e violenza e assestando un colpo di scena che lascerà di stucco; il sud-coreano Kim-Ki-Duk mette da parte ricami e simboli per una storia imbevuta di sangue, quella di uno strozzino incaricato di riscuotere per conto terzi (Pieta). Il filippino Mendoza torna alle atmosfere rarefatte e intimiste di Lola (a Venezia nel 2010) raccontando la storia di una coppia alla ricerca della seconda moglie che possa donar loro il figlio che non possono avere.
Interessante anche la proposta di Orizzonti, dove ritroviamo Wang Bing (alla Mostra nel 2010 aveva portato in gara lo sconvolgente The Ditch) con il doc San Zimei e Koji Wakamatsu con Sennen No Yuraku.