"La mia idea di Festa non cambia. Per me vuol dire celebrare l'essenza del cinema, condividere al buio qualcosa che accade sullo schermo. Ascoltare Renzo Piano che parla delle affinità tra architettura e settima arte, o Riccardo Muti che si sofferma sul legame tra musica e racconto filmico". Così Antonio Monda, direttore artistico della Festa di Roma, saluta questa X edizione - la prima sotto la sua guida - per nulla scalfito da un bilancio, reso noto dal direttore generale della Fondazione Cinema per Roma Lucio Argano, tutt'altro che roseo: 35.720 biglietti venduti (-21% in meno rispetto allo scorso anno), 12.936 ingressi gratuiti (33% in meno rispetto allo scorso anno), per un incasso complessivo di 215.852 euro (68.000 euro in meno - circa il 20% - rispetto ai 293.000 euro dello scorso anno), a fronte comunque di un costo medio per biglietto inferiore, pari a circa 10 euro. "Il budget della Festa è sempre quello, 4 milioni di euro sui 10 complessivi della Fondazione, è il primo anno anno di un nuovo corso, è naturale che in futuro si assesteranno alcune cose e altre andranno riviste", dice Argano.

Antonio Monda, direttore artistico del Festival Internazionale del film di Roma

"Abbiamo avuto comunque un giorno in meno di programmazione e una sala in meno, la Santa Cecilia, da 2.800 posti: su una capacità totale di circa 13.000 posti in meno abbiamo avuto una flessione di 9.000 presenze rispetto allo scorso anno, quindi a ben vedere possiamo dire di aver avuto 4.000 persone in più", spiega un algebrico Monda, che incassa i complimenti per la qualità della selezione (nessun film in anteprima mondiale, eccetto gli italiani) e qualche appunto, soprattutto riferito alla totale assenza, o quasi, di red carpet degni di nota: "Ribadisco, per me la Festa è un'altra cosa, ma sono pronto a rivedere alcune questioni. Resto convinto che il modello da seguire sia quello del Festival di New York, che reputo il più bello al mondo, e che non a caso non prevede che i film vengano premiati. Fin quando ci sarò io (contratto triennale, scadenza 2017, ndr) resterà solo il Premio del pubblico (che per questa edizione sarà noto domani, domenica 25 ottobre, ndr) e la convinzione che per proporre una rassegna di qualità bisogna smarcarsi dalle formule dei festival preesistenti", dice ancora Monda, che spiega: "Non è una questione di date. Dove ti metti, ti metti male, perché ti accavalli su altre kermesse, è più una questione relativa all'identità: vogliamo e dobbiamo essere un'altra cosa, insistere sugli Incontri, che già quest'anno hanno avuto un enorme successo, 8 su 9 con il tutto esaurito e solamente uno con 15-20 biglietti invenduti".

Sul discorso dei talents ("che termine orribile"), poi, Monda ricorda che, tra gli altri, "Ellen Page, Monica Bellucci, Wes Anderson, Joel Coen e la moglie Frances McDormand hanno fatto il tappeto rosso, Jude Law ha incontrato il pubblico in sala ma ha preferito non farlo, per l'anno prossimo vedrò insieme alla Fondazione se sarà possibile avere più ospiti ma non è così facile. Fermo restando il fatto che molti registi e importanti attori mi hanno promesso di venire visto che questa volta non potevano perché impegnati sul set".

La qualità prima di ogni cosa, però: "Sì, non faccio fatica a dire che abbiamo rifiutato almeno due o tre titoli, dove era anche assicurata la presenza di attori di richiamo, perché non ci sono piaciuti", svela Monda, che torna anche al discorso della "collaborazione informale con il Festival di Londra, che termina il giorno prima che iniziamo noi: il nostro film d'apertura, Truth, l'hanno avuto anche loro, ma il giorno dopo". Stessa cosa non si può dire per Suffragette (con Meryl Streep) e Steve Jobs (con Michael Fassbender), presenti a Londra ma non a Roma: "Suffragette era il loro film d'apertura, non ci sembrava il caso... E Steve Jobs, l'ammetto, l'avrei voluto fortemente. Ma il distributore italiano, Universal, ha ritenuto non fosse opportuno visto che poi arriverà in sala molto più in là, verso gennaio-febbraio".

Il Presidente di Fondazione Cinema per Roma, Piera Detassis

Quello che contava davvero "era provare a dare il via a questo processo di discontinuità, ribaltamento", come lo definisce Piera Detassis, Presidente della Fondazione Cinema per Roma: "Un'avventura iniziata a febbraio scorso. E l'indicazione per noi era quella di riuscire a far sì che la Fondazione iniziasse a trasformarsi in un soggetto che lavorasse durante tutto l'anno per la città, creando un filo rosso con tutte le realtà, le istituzioni. Ruolo di collettore di tutto ciò che a Roma si muove intorno all'audiovisivo: da questo punto di vista, la Festa è la vetrina della Fondazione, ma non dimentico il Fiction Fest e il MIA, il nuovo Mercato, che già quest'anno ha avuto risultati straordinari".