«È un segnale fantastico quando in un periodo di chiusure e restrizioni, un luogo di cultura riapre, con le forze della sua comunità e dei volontari che partecipano attivamente», entra visibilmente emozionato nella sala del cineteatro Nuovo Aquilone Antonio Albanese, invitato da mons. Davide Milani nel secondo giorno del Lecco Film Fest, perché «Antonio è un amico, di quelli che hanno creduto che questa sala prima ancora che ci fosse una luce funzionante. E oggi riapriamo e c’è anche chi, come il signor Eufrasio, proiettava i film quarant’anni fa prima della chiusura e del restauro». E da oggi la firma di Antonio Albanese campeggia sulla porta della sala proiezioni: mecenate artistico della sala.

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“Libertà è partecipazione” diceva Gaber, parole del Maestro del teatro che Antonio Albanese: «Come la sala, anche il festival dà la carica per il vaccino della cultura che ha bisogno di scorrere così come quello sanitario», chiosa Albanese. Il vaccino serve anche per “il virus dell’individualismo che la pandemia ha alimentato con l’isolamento: vaccino rappresentato dalla bellezza dell’arte», sottolinea don Milani.

Un altro vaccino è quello agli stereotipi che racconta la criminalità organizzata come una forma di anti-eroe: «Ho scelto di cambiare il modo di raccontare la criminalità evitando i luoghi comuni, afforzando la banalità del male usando il registro della commedia», racconta così Albanese – intervistato da Lorenzo Ciofani, critico della Rivista del Cinematografo – il suo modo originale e spiazzante e umoristico per beffarsi della mafia, condannandone i riti e i miti nella serie I Topi, proiettata nel Nuovo Aquilone.

«Ho creato una famiglia di mafiosi ignoranti, bestie, cavernicoli che infatti vivono sottoterra: come topi. La loro ignoranza è disgustosa anche per me che l’ho scritta, ho scritto il soggetto e ho interpretato un personaggio, ma è quello emerge è che l’unica persona che riesce ad emergere dall’ignoranza – e infatti ricicla i soldi – è la figlia che poi prende in mano le attività illegali e mafiose della famiglia».

Lecco 30 Luglio 2021, ITALY.
Lecco Film Fest 2021
In the pictures: Incontro con Antonio Albanese
© Stefano MICOZZI

Il genere grottesco de I Topi fa emergere anche le donne, il loro ruolo nel clan mafiosi: «Sono tre generazioni e tre donne di mafia: c’è la zia che è stata cresciuta con la tradizione becera della donna-serva della famiglia mafiosa. La moglie invece è in sudditanza del marito oscillando tra l’odio e l’amore per quel boss mafioso ignorante. La figlia invece è la nuova generazione che ha studiato e che esce dalle logiche patriarcali, ma non da quelle mafiose, riciclando i soldi sporchi».

Dopo la proiezione dei primi due episodi de I Topi 2 nel Nuovo Aquilone, in piazza XX settembre, intervistato da Federico Pontiggia, critico della Rivista del Cinematografo, Antonio Albanese ha raccontato linguaggi e forme d’arte che sono andate anche Contromano, come il film di cui Albanese ha firmato la regia, creando con grande ironia, personaggi che fanno ridere e riflette, anche su un tema drammatico come quello delle migrazioni.

Dal 29 agosto esce il sequel di Come un gatto in tangenziale: «C’era il progetto di un nuovo film con Paola Cortellesi diretto da Riccardo Milani. C’era il desiderio di fare di nuovo qualcosa insieme da proiettare in sala dopo il consumo forzato in casa di audiovisivo – ha raccontato, per poi spiegare – «L’idea era di tornare a lavorare insieme dopo tre anni, ci stavamo preparando perché in fondo i nostri personaggi si erano lasciati su una panchina al centro di Roma…», ha concluso.

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