Parte come una commedia umana, si scurisce e finisce in tragedia. Oggi c'è tanta paura e diffidenza per l'altro, il diverso”. Parola del regista Edoardo Gabbriellini, ecco Padroni di casa, la sua opera seconda transitata dal festival di Locarno in Concorso e ora in uscita (150 copie) con Good Films il 4 ottobre.
Protagonisti due piastrellisti di Roma, i fratelli Valerio Mastandrea ed Elio Germano, incaricati di ripavimentare la terrazza di casa di Gianni Morandi, alias Fausto Mieli, cantante di successo ritiratosi sull'Appennino tosco-emiliano per stare accanto alla moglie, Valeria Bruni Tedeschi, costretta sulla sedia a rotelle. Ma nonostante l'ambientazione, il clima non è bucolico, le diffidenze tra i due fratelli e gli abitanti del paesino si acuiscono drammaticamente (“Sono due alieni che metto in un piccolo ambiente per rompere un equilibrio già labile e precario”, dice il regista), mentre Fausto Mieli progetta il ritorno sulle scene in grande stile… “Ci vorrebbe Morandi, mi dicevo per il personaggio di Fausto Mieli, e tutti mi dicevano: ma chiama Morandi! Lui mi ha chiesto, e se eravamo in America chi avresti chiamato? Bob Dylan, gli ho risposto. Evidentemente è servito”, dice Gabbriellini, che confeziona per Morandi - lo dice lo stesso cantante - “un personaggio diverso dalla mia immagine, cinico, egoista, che non si fa alcun scrupolo pur di riguadagnare il palcoscenico. Del resto, credo l'egoismo, il cinismo siano dentro ogni artista. E' una sfida che mia piaceva provare: un colpo allo stomaco dello spettatore”.
Al suo fianco, Mastandrea, che ripercorre la genesi del film e “le sfide per tirarlo su durate 6 anni: scriverlo, coinvolgere Elio (Germano, NdR), fare le nuove stesure, sedurre Gianni e, infine, farlo. E' un piccolo film (budget inferiore ai due milioni di euro, tra i produttori Luca Guadagnino, NdR) fatto in poco tempo, e credo sia qualcosa di nuovo, di originale”. Viceversa, Germano parla del “conflitto tra l'immagine di sé che ciascuno di noi si crea e proietta sugli altri e l'animale che ci portiamo dentro: il cortocircuito genera le cose più spiacevoli della nostra vita”. Sulla stessa lunghezza d'onda, Morandi: “Nella società d'oggi basta pochissimo per scatenare la violenza, 50 anni fa forse non era così, c'era meno comunicazione senza Internet”. E Mastandrea annuisce: “Per la mia generazione è sconvolgente vedere le successive tutte presa da telefono e social”.
Da ultimo, se sul festival di Sanremo Morandi non dice nulla, no comment suona anche la risposta sulla sua possibile partecipazione al prossimo show, Rock Economy, del Molleggiato all'Arena di Verona e su Canale5 l'8 e 9 ottobre: “Celentano chi?”. Conclude Mastandrea, con tre film - Gli equilibristi (già in sala), questo e Il comandante e la cicogna - in uscita in un mese: “E' una mancanza di rispetto per il lavoro, soprattutto in un momento in cui fare  e far vedere i film è difficile. Ci vorrebbe una riflessione collettiva dell'intero sistema, degli Stati Generali del cinema per riportare la gente in sala”.