(Cinematografo.it/Adnkronos) - "Il club Fattoush in cui si svolge l'azione del film è un rifugio per le persone più disparate: uomini e donne, etero e gay, ebrei e arabi, radicali e moderati. Il film dimostra che si può essere diversi, e che non si deve necessariamente uccidere o distruggere l’altro".

Il regista israeliano Amos Gitai porta in concorso alla Mostra del Cinema del cinema di Venezia Laila in Haifa, con cui torna a parlare della convivenza possibile tra israeliani e palestinesi.

Laila in Haifa
Laila in Haifa
Laila in Haifa
Laila in Haifa

Nel corso di una notte, attraverso una serie di incontri e situazioni si intrecciano le storie di cinque donne, che nelle loro relazioni e identità personali sfidano ogni categoria e classificazione.

Con un cast corale di attori israeliani e palestinesi, 'Laila in Haifa' è un film drammatico e pungente, ambientato in un locale notturno nella città portuale di Haifa, che è anche la città natale del regista.

Il film - interpretato da Maria Zreik, Khawla Ibraheem, Bahira Ablassi, Naama Preis, Tsahi Halevi e Makram J. Khoury - diventa un momento di dialogo, in una terra che soffre di odio e violenza cronici.

Backstage del film
Backstage del film
Backstage del film
Backstage del film

"La domanda che pone Laila in Haifa è: l'arte può davvero creare uno spazio dove le persone possano esprimere le loro diverse identità cercando una strada per una convivenza pacifica? Non credo in verità che le arti possano fare questo, cambiare la realtà, ma ci fanno comunque riflettere. Ci sono molti interessi, anche economici, che vogliono che il conflitto israelo-palestinese continui ad esserci. Ogni società ha bisogno dell’altro: è un aspetto della modernità, che supera i confini del Medio Oriente. A noi – all'artista, al regista, al viaggiatore – non resta che posare un altro mattone nel muro".