Effetti di straniamento, bianco e nero, voice over fuori campo: Tabu del portoghese Miguel Gomes in concorso a Berlino, è un film straniante, che ha tutta l'intenzione di essere straniante. La sensazione è  quella di sfogliare con cura un vecchissimo album fotografico. Solo gli anni sono tralasciati dalla proprietaria, Aurora, come se tutto fosse sbiadito lontanissimo nel tempo. Anche il presente. All'inizio c'è Lisbona, oggi, intorno a uno degli ultimi capodanni. Poi i ricordi, alcuni mesi nella giovinezza di Aurora, da qualche parte in Africa, intorno alla fine degli anni cinquanta, o forse l'inizio dei sessanta. Nella prima parte ci sono i dialoghi. Belli come didascalie accurate. Poi i personaggi non parlano più. Solo la voce maschile narrante fuori campo, o bellissime musiche che frusciano come carta velina. Tabu è un film singolare che non fa nulla per non esserlo. Un film che incuriosisce e tiene a distanza. Anche quando affronta i temi universali. Il tempo, la vecchiaia, la giovinezza. L'amore e la morte - e, come potrebbe essere altrimenti, l'amore oltre la morte.
Viceversa, il film Was bleibt di Hans-Christian Schmid, secondo contributo tedesco in concorso a Berlino, racconta della visita di uno scrittore berlinese (il bravo Lars Eidinger) alla sua famiglia, nella profonda provincia della Germania Ovest.  È estate. La casa è bella. Il giardino curato. La luce stupenda. Il cibo anche. Tutto è saturo di vita. Eppure l'idillio borghese inganna. La madre (Corinna Harfouch) da trent'anni è maniaca depressiva. Lo studio del fratello dentista non va. L'amore tra i genitori ormai è un ricordo sbiadito. La vita in comune è fallita.  Was bleibt è un film “che può essere girato solo in Germania Ovest”, come dichiara il regista del successo internazionale  Sturm (The Storm, USA). Hans-Christian Schmid è un maestro nel ritrarre i milieu sociali del suo Paese. I nostri. Famiglie e amicizie sono il suo terreno. E il suo laboratorio estetico. Forse Was Bleibt non è così originale come il soggetto dell'altro suo grande successo Requiem, con quel rapporto distruttivo madre-figlia, l'esorcismo inscenato, il dramma familiare portato all'estremo (eppure così normale). Ma anche qui riesce al cineasta un ritratto convincente. Quello di una famiglia liberale, benestante, solidamente borghese, in bilico sull'abisso. Vi ricorda qualcosa?