(Cinematografo.it/Adnkronos) – "Per me il cinema è fantasy. Ho adorato l'opportunità di fare questo viaggio visionario. Il film è un'operazione fiabesca e qui dentro c'è anche il mio amore per i film d'avventura di quando ero bambina, da 'La storia infinita' a 'Ritorno al futuro'". La regista Ana Lily Amirpour torna in concorso al Lido con 'Mona Lisa and the Blood Moon', a cinque anni da 'The Bad Batch', feroce fiaba distopica che le valse il Premio Speciale della Giuria nel 2016. Con un’altra sua sceneggiatura originale, la Amirpour si appoggia infatti al fantasy e al genere avventuroso per raccontare la storia di una giovane dotata di poteri paranormali (l'attrice coreana Jun Jong-Seo), che fugge da un manicomio per ritrovarsi una New Orleans underground, dove tenterà di sopravvivere anche con l’uso dei suoi superpoteri, con l'aiuto interessato della spregiudicata ballerina di pole dance Bonnie (Kate Hudson).

"Crescendo in America - spiega Amirpour - ho sempre avuto la consapevolezza di essere un outsider. Venendo da un altro luogo (la regista è nata in Inghilterra da genitori iraniani) e parlando una lingua diversa, è stato difficile ambientarmi. I film fantasy che amavo da bambina avevano la capacità di dare potere all’outsider: gli eroi che trovavo in quei film mi facevano uscire dall’ombra e alimentavano la mia ricerca di libertà personale. Nei miei film l’antagonista assoluto è il sistema, il modo in cui ci costringe ad assumere certi comportamenti, incidendo sulla visione che abbiamo gli uni degli altri e sul nostro senso di appartenenza a un luogo.

"Ho una grande sete di libertà personale. Con Mona Lisa, volevo creare un nuovo tipo di eroe, una favola-avventura per esplorare ciò che la libertà personale rappresenta all’interno di una società caotica, in cui è difficile sentirsi liberi", dice la regista chiarendo di aver scritto il film prima del Covid.

Nel film c'è una New Orleans inedita al cinema, colta nel suo lato più off: "Come sempre per me l'ambientazione è uno dei personaggi, New Orleans non fa eccezione. Abbiamo voluto nel film il caos antico e misterioso di Bourbon Street e di tutto il quartiere francese. Ha un senso di follia che io trovo bellissimo", dice la regista.

E’ il film della Amirpour con il cast più importante, da Kate Hudson a Craig Robinson (nei panni di un poliziotto che si mette sulle tracce della ragazza dopo la fuga dal manicomio). "Sono una fan di Kate Hudson da sempre, ho visto tutti i suoi film. Una volta scritta la sceneggiatura, ho voluto che lei fosse Bonnie perché apportava qualcosa in più al personaggio, maggiore credibilità In realtà, l'ho conosciuta quando era incinta e le ho chiesto se una volta partorito sarebbe venuta a fare questo ruolo per me e lei ha accettato", racconta divertita la regista, che ha portato il suo cane in conferenza stampa.

Ana Lily Amirpour (Credits: Myrna Suarez)

A chi trova sorprendente la Hudson nel ruolo, l'attrice risponde: "In realtà c'è una parte del mio animo che ha molto di Bonnie, perché è una sopravvissuta, una guerriera. Ho pensato che fosse un personaggio liberatorio in cui immergersi, soprattutto sotto la guida di una delle mie registe visionarie preferite", sottolinea. La protagonista principale Jun Jong-Seo non è a Venezia perché impegnata su un set ma Amirpour ha adorato così tanto il suo personaggio e la sua performance che ammette: "Mi piacerebbe fare un sequel su questo personaggio".

Le sequenze rocambolesche del film si susseguono al ritmo di musica techno e heavy metal e c'è anche 'Odio l'estate' di Bruno Martino. "Alcune musiche erano già nella sceneggiatura. Lavoro sempre con la musica. A volte penso alle canzone prima della sceneggiatura e dei personaggi. Un'amica mi ha fatto sentire la canzone di Martino e mi è piaciuta tantissimo anche se non capivo tutte le parole. Ma l'ho voluta inserire nel film", confessa.