“E' stata una selezione difficile” ha detto Thierry Fremaux. Alcuni film non erano pronti (vedi Noi credevamo di Mario Martone che andrà invece a Venezia), altri scontano la crisi mondiale e andare sulla Croisette ha costi piuttosto elevati. Eppure a scorrere il programma della 63° edizione si vede che il festival francese è sempre più lungimirante degli altri. Merito del tandem presidente (Gilles Jacob) e il bravo direttore Fremaux.
Ecco quindi in competizione Takeshi Kitano, tornato al primo amore: la yakuza. In Outrage la lotta tra i clan per spartirsi il potere ha cambiato forma, i boss discutono di soldi, tradimenti e alleanze non a colpi di pistola ma di saké. I tempi sono cambiati e il veterano Otomo, interpretato dallo stesso Kitano, deve confrontarsi con le regole del mercato. In concorso ritroviamo anche Alejandro Iñarritu: a 4 anni dalla Palma per la regia di Babel, e il divorzio dallo scrittore e sceneggiatore Guillermo Arriaga, presenta Biutiful, scritto e pensato per Javier Bardem. Daniele Luchetti punta su una storia di famiglia, La nostra vita, con Elio Germano, sullo sfondo dei vizi di quel che resta del Belpaese. Consolatorio e surreale Uncle Boonmee Who Can Recall His Past Live del tailandese Apichatpong Weerasethakul (premio della Giuria nel 2004 a Tropical Malady). Allo zio Boonmee, gravemente ammalato, appare il fantasma della moglie mentre il figlio perduto si ripresenta sotto spoglie non umane. Insieme andranno alla fonte (una grotta) delle esistenze precedenti.
Nikita Mikhalkov a distanza di 16 anni (Gran premio della giuria nel ‘94 per (Sole ingannatore) torna a Cannes con il sequel: Utomlyonnye solntsem 2. Se nel primo gli echi delle purghe staliniane erano contrappuntati da suggestivi panorami della campagna russa, nel secondo, accolto freddamente al Cremlino, la domanda è d'obbligo: come saranno rappresentate le nefandezze contemporanee? Non cambia registro il romanziere e insegnante coreano Lee Chang-dong con Poetry (a Venezia nel 2002 con Oasis), protagonista una donna in punto di morte che si interroga sul senso della vita. Selezione tetra, nel migliore dei casi drammatica: Mike Leigh con il corale Another Year, Bertrand Tavernier (quarta volta in gara) con le passioni e il destino tragico della Princesse de Montpensier.
Il mood cinematografico non muta con la geografia: in Des hommes et des dieux il francese Xavier Beauvois (premio della Giuria nel '94 con N'oublie pas que tu vas mourir) si ispira al caso dei monaci di Tibrine, residenti in Algeria rapiti nel marzo del '99 e uccisi due mesi dopo. Poche eccezioni: il thriller Fair Game di Doug Liman, che di “fair” ha solo il titolo, con Sean Penn e Naomi Watts, la Tournée dell'attore-regista Mathieu Amalric e la relazione pericolosa tra la bella Juliette Binoche e lo scrittore inglese James (in realtà il baritono William Shimell)in Copia conforme di Abbas Kiarostami.
A fare da contrappeso il fuori concorso (da Robin Hood a Woody Allen: You Will Meet a Tall Dark Stranger e Wall Street 2 di Oliver Stone) con la carica di star che si porta dietro: Ridley Scott, Russell Crowe, Cate Blanchett, Michael Douglas, Anthony Hopkins, ancora Naomi Watts,Benicio del Toro (in giuria con gli italiani Giovanna Mezzogiorno e il direttore del Museo del Cinema Alberto Barbera), il presidente Tim Burton, accompagnato dalla moglie Helena Bonham Carter, la madrina Kristin Scott Thomas e i nostri Raoul Bova, Elio Germano e Luca Zingaretti. Ottimo il programma della sezione “Un certain regard”, punte di diamante il centenario Manoel De Oliveira e il suo O estranho caso de Angelica (un fotografo viene svegliato dai proprietari di un albergo per immortalare la figlia appena morta) e il metaforico viaggio di Jean-Luc Godard Film socialiste. Attesa e curiosità per il rumeno Cristi Puiu (Aurora), lo specialista horror Hideo Nakata (Chatroom) e il beniamino dei critici francesi Hong Sansoo (Ha Ha Ha). Il duello con Venezia è aperto.