Dopo Il fantasma di Corleone, docufiction sulla figura di Bernardo Provenzano, Marco Amenta torna a raccontare la mafia con La siciliana ribelle (nella sezione Alice nella città), storia vera della diciassettenne Rita Atria che nel '91 denunciò gli assassini del padre e del fratello e poi morì suicida all'indomani dell'uccisione di Paolo Borsellino, nel quale aveva riposto tutte le sue speranze.
"Film come Il Padrino o fiction come Il capo dei capi possono essere pericolosi - dice il regista siciliano - perché si corre il rischio di identificarsi nei personaggi di mafia, specie se realmente esistiti: è risaputo che nelle case di alcuni mafiosi ci siano i film del Padrino".