Il cinema di Pedro Almodóvar è pieno di donne: “Mi interessano di più. Ho sempre raccontato personaggi femminili con grande autonomia morale, credo siano più forti di noi uomini. Ci sono registe che hanno vinto a Cannes e Venezia, finalmente possono raccontare le loro storie. Noi maschi possiamo scrivere bei ruoli ma ci sono cose che solo le donne possono raccontare: so che la maternità è un mistero che non posso sviscerare”. E sono proprio due madri le protagoniste di Madres paralelas, l’ultimo film del maestro spagnolo già presentato all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, dove Penélope Cruz ha vinto la Coppa Volpi come miglior attrice (e già si parla di candidatura all'Oscar).

È la storia di due donne single, la fotografa Janis (Cruz) e l’adolescente Ana (la rivelazione Milena Smit), che condividono la stessa stanza d’ospedale prima di partorire: le loro strade si incroceranno dopo la nascita delle figlie. Il destino sconvolgerà loro vite. “Mi piace usare il caso come motore drammatico delle mie storie - spiega il regista - e per me era importante che tra le protagoniste si creasse un’amicizia silenziosa. E volevo che si ritrovassero in un modo che sembrasse fortuito”.

Attraverso l’esperienza della maternità, Madres paralelas si confronta con una questione che sta a cuore ad Almodóvar: fare i conti con quel che resta del passato franchista. “Mi interessava unire pubblico e privato, la memoria storica e la vicenda intima. A partire dal dilemma morale di Janis, affronto il tema delle fosse comuni dove furono seppelliti gli oppositori del regime. È la grande vergogna del mio Paese, siamo la seconda nazione al mondo dopo la Cambogia con il maggior numero di desaparecidos. La società spagnola ha contratto un debito con le vittime e le loro famiglie: finché non verranno esumati tutti i morti che non hanno ottenuto giustizia, questo capitolo resterà una ferita aperta”.

Cosa ne pensa delle recrudescenze neofasciste in tutta Europa, Spagna compresa? “Sono preoccupato per lo stato della nostra società. A partire da Julieta sono diventato un regista più politico. I miei primi lavori erano molto pop e proponevano tematiche delle quali prima non si parlava. Ma ora giro film più sobri e meno barocchi, con meno personaggi, andando più a fondo. Ogni gesto artistico è sempre politico e un regista ha il potere enorme di imporre propria visione del mondo”.

Le madres paralelas sono due donne imperfette. “Janis – spiega Almodóvar – incarna la complessità della realtà contemporanea, in cui c’è la lotta costante tra il desiderio di lavorare e il doversi occupare di un bambino. Ogni donna ha il diritto di essere una madre single, anche da sola può costituire una famiglia. Nel vissuto di Janis ho voluto introdurre anche la componente del complesso di colpa”.

E sul personaggio di Ana: “È una ragazza confusa, la sua generazione è nata con la democrazia e vive problemi diversi rispetto al passato. Ma, come dice Janis, anche lei deve sapere in che Paese vive e da che parte stavano genitori e nonni durante il franchismo. Ana è una giovane che ha un rapporto più fluido con la sessualità, ha avuto subito accesso alla pornografia: quel modello rappresenta la peggiore educazione sessuale”.

Nel film c’è anche un’altra madre, quella di Ana, una popolare attrice interpretata da Aitana Sánchez-Gijón: “Una donna egoista che affida la figlia all’ex marito privilegiando la carriera. Non giudico, è un modello di madre come tanti. Mi sono ispirato a molte attrici che conosco: sono consapevoli che la loro vocazione artistica è più forte dell’istinto materno”.

Un po’ deluso per la mancata designazione del suo film come rappresentante spagnolo ai prossimi Oscar (“Mi sarebbe piaciuto”), Almodóvar guarda avanti e svela a cosa sta lavorando: “Sento il bisogno di raccontare storie, ci sono nato con questa consapevolezza. Prima o poi tornerò a parlare della Spagna ma ora ho due sceneggiature in fase di sviluppo, due storie ambientate nel futuro in cui si riflettono problemi dell’attualità. La prima discende da Blade Runner, una tragicommedia distopica con dei replicanti dalla forma umana. La seconda è sempre una fantascienza distopica che tocca il cambiamento climatico, un tema che mi preoccupa molto, con protagonisti degli esseri marini con forma umana”.

Madres parelalas uscirà in sala il 28 ottobre con Warner Bros. “Spero – conclude il regista – che il pubblico resti senza parole per l’emozione. Ovunque ci sono segreti da scoprire e fosse da scavare, ogni Paese ha un passato di cui vergognarsi. Spero che gli italiani si riconoscano nella storia di Janis e capiscano che quello stesso dilemma morale può viverlo chiunque”.