ll Noir in Festival verso il gran finale con l'anteprima di Le cronache di Narnia - Il leone, la strega e l'armadio. L'atteso fantasy, ispirato alla saga letteraria di C.S. Lewis e in uscita il 21 dicembre, ha chiuso la penultima giornata della manifestazione, registrando il tutto esaurito al Palanoir di Courmayeur. Prime file riservate ai bambini e proiezione blindatissima, con tanto di sistema laser per segnalare la presenza di cellulari accesi in sala, la fiaba targata Disney ha rivelato una doppia anima. Mentre nella prima parte a dominare sono fantasia, dialoghi e maestosità scenografica, nella seconda l'ironia cede il passo a una ridondante e arbitraria retorica a sfondo religioso.
Pur accompagnando la storia fin dal principio, il messaggio rassicurante sul valore di famiglia, speranza e coraggio è all'inizio soltanto nell'ombra. A farla da padrone è in questa fase l'introduzione a Narnia, il fantastico mondo popolato di fauni, mostri e scoiattoli parlanti, in cui si ritrovano catapultati i piccoli protagonisti: quattro fratelli che, spediti in campagna per fuggire ai bombardamenti su Londra durante la Seconda Guerra Mondiale, trovano ad attenderli dentro l'armadio del titolo una galassia fantastica, dominata dai ghiacci e dalla discordia. Astuta ed efficace, la loro caratterizzazione riassume lo spettro dei vizi e delle virtù umane: c'è il condottiero, responsabile ma troppo pragmatico, il delatore, che vende i fratelli per una scatola di dolciumi, e poi la più piccola e incosciente Lucy, costretta come ogni pioniera a combattere contro lo scetticismo. E' a lei, la bravissima Georgie Henley, che insieme alla fauna di animali parlanti, la prima parte deve gran parte del suo dinamismo. Andrew Adamson, già regista di Shrek e Shrek 2, è fin qui bravo a giocare con i dialoghi, strizzando l'occhio anche al pubblico adulto.
I primi cedimenti si avvertono alla scomparsa di Edmund, il fratello rapito dalla malvagia Strega Bianca (bravissima Tilda Swinton) per sfatare la profezia del re Aslan: "Quando due figli di Adamo e due figlie di Eva giungeranno a Narnia, finalmente tornerà la pace". Si comincia così a delineare lo contrapposizione manichea tra Bene e Male: una lotta per cui, lascia intendere il sovrano allontanato dalla strega usurpatrice, non è prevista esclusione di colpi. Il re, dalle sembianze di un maestoso leone, incita alla battaglia, parla d'amore, esalta "il vero significato del sacrificio".
A sancire il sopravvento di retorica e arbitraria rilettura del messaggio cristiano è poi l'investitura di uno dei fratelli a Flagello dei Lupi e Cavaliere di Narnia. A lui, che non a caso si chiama Peter, il sovrano Aslan affida il compito di edificare un regno di fratellanza, amore, perdono. Perché la nostra terra, gli dice, "è governata da una ben più grande magia, che distingue il Bene dal Male e determina il nostro destino". Il messaggio di pace si trasforma però sullo schermo in bellicoso scontro che, per portata e bestiario dispiegato, riecheggia sul finale addirittura Il signore degli Anelli. Mentre le truppe si affrontano sul campo di battaglia, Aslan si immola intanto sull'altare del nemico per salvare il suo popolo. Il sacrificio giusto lo porta però a risorgere e, per chi ancora avesse dei dubbi, a restituire la vita alle vittime "congelate" dalla strega dei ghiacci con un semplice soffio.