"Il mio obiettivo è ricreare quei momenti di estasi mistica che la mia generazione provò quando vide per la prima volta 2001: Odissea nello spazio, e la successiva Star Wars. Mi ci sono voluti 10 anni per trovare qualcosa che potesse esserne all'altezza". E' il ritorno alla regia di James Cameron: nome in codice: Avatar, obiettivo: cambiare per sempre il cinema.
"Il trattamento l'ho scritto 11 anni fa: ho passato il tempo ad aspettare che la tecnologia lo rendesse realizzabile. Amo il 3-D, e la sfida di creare una nuova cultura aliena", confessa il regista, che con Titanic è il campione di incassi di ogni tempo.
Prodotto con 20th Century Fox, risorse tecnologie dello stesso Cameron e della Weta di Peter Jackson, Avatar è un progetto da oltre 200 milioni di dollari e altrettanti di indiscrezioni, fake, spoiler e viral marketing. Un mare magnum di (voluta) incertezza, in cui galleggia una scarna sinossi: un ex marine paraplegico (Sam Worthington, che ha oscurato Bale in Terminator Salvation) si sottopone a un esperimento per esistere quale avatar, ovvero un'altra versione di sé: 3 metri di altezza, blu e alieno. Verrà catapultato contro la sua volontà nella colonizzazione di un pianeta esotico, Pandora, ricco di bio-diversità, ma l'uomo si troverà a guidare la battaglia per la sopravvivenza degli indigeni, i Na'vi, una razza umanoide con linguaggio e cultura propri. Nel cast anche Zoe Saldana, Sigourney Weaver, Michelle Rodriguez e Giovanni Ribisi, "il film è un autentico ibrido: interamente girato in live-action, con personaggi generati al computer in ambienti CG e live". Definizione ostica sulla carta, ma Jim Gianopulos, co-chairman di Fox, promette: "Con Avatar nasce  un nuovo modo di vedere e mostrare i film". Dal 18 dicembre, Titanic sarà nello spazio…
Molto prima, il 25 settembre, arriverà District 9, diretto dall'esordiente sudafricano Neill Blomkamp e tenuto a battesimo da Peter Jackson. Sulla scia del corto Alive in Joburg (regia collettiva di Blomkamp, Sharlto Copley, Simon Hansen e Shanon Worley), gli alieni sbarcati in Sud Africa e ribattezzati "Non-Humans" vengono ridotti ai lavori forzati dalla società Multi-National United (MNU). Tra docu-fiction - ricostruzione degli eventi affidata a numerose interviste - e guerrilla-style, una sci-fi di chiara impronta indie, accompagnata in sala anche qui da un potente viral marketing: il sito ufficiale D-9.com, "gestito" dalla stessa MNU prevede differenti accessi, contenuti e toni per Human e Non-Human, mentre il contro-blog MNUSpreadsLies.com sostiene eguali diritti per gli alieni. Non solo, da giugno nelle fermate degli autobus di mezzo mondo sono comparsi i segnali "Bus Benches for Humans Only".
Se il District è di quasi carneadi, all-star è il nuovo disaster movie di Roland Emmerich, 2012, che vedremo, tre anni prima, dal 13 novembre: John Cusack, Amanda Peet, Danny Glover, Thandie Newton, Chiwetel Ejiofor e Woody Harrelson sono sopravvissuti a un immane cataclisma, per il quale il regista tedesco ha tratto ispirazione dalle profezie Maya che collocano un'ecatombe intorno al solstizio del 2012.
In attesa dell'apocalisse novembrina targata Emmerich, sonni tranquilli non si dormiranno già dal 4 settembre, data d'uscita di Segnali dal futuro di Alex "Il Corvo" Proyas, che finora fuori e dentro gli States  ha rastrellato circa 150 milioni di dollari. Protagonista l'insegnante Nicolas Cage che, aprendo 50 anni più tardi una capsula contenente le idee sul futuro degli alunni del '59, scoprirà come molte di queste previsioni si siano realizzate, e altre ancor più terribili stiano per avverarsi… In bilico tra mistery e sci-fi, ad alto tasso di disgrazie, non ha entusiasmato la critica, anzi: "Finirete per desiderare la fine del mondo", affonda il New York Times.
Forse, di certo la nuova stagione sci-fi non confida in un roseo futuro: almeno per l'umanità.