Gli occhi di tutti sono su quella sedia vuota tra Paul Schrader e Bret Easton Ellis. Non c'è, non è venuta al Lido, Lindsay Lohan, inesauribile risorsa del gossip, attrice bizzosa, alcolizzata e tossicomane confessa (lo ha ammesso da Oprah Winfrey). Produttrice e protagonista di The Canyons, film già molto chiacchierato, passato fuori concorso al Lido. In America la critica si è spaccata tra adulatori (Justin Chang su Variety) e fustigatori senza pietà (Todd Mccarthy su The Hollywood Reporter), e la divisione si è riproposta puntuale stamattina alla Mostra, durante la prima per la stampa: "Siamo persone che polarizzano molto - ha ammesso sornione Schrader, qui al lido anche in veste di presidente di giuria di Orizzonti - e sapevamo che le reazioni sarebbero state di questo tenore".
Sceneggiatore per Scorsese, creatore di personaggi mitici della storia del cinema come Travis Bickle (Taxy Driver) e Jack La Motta (Toro scatenato), regista di cult-movie come American Gigolò e Hardcore, Schrader difende a spada tratta la sua nuova fatica dietro la macchina da presa che, come la precedente (Autofocus), getta uno sguardo impietoso sulla fauna hollywoodiana e il suo cupio dissolvi morale: "Un film collegato ad altri della mia carriera, come American Gigolò - dichiara Schrader - anche se a differenza di altre volte, il budget qui era davvero minimo (250.000 dollari, ndr) e il modo in cui abbiamo portato a casa il progetto si è rivelato un'avventura. Ci siamo divertiti, ma non lo rifarei un'altra volta". E sull'assenza della Lohan è ancora più netto: "Oggi sono libero. Negli ultimi 16 mesi sono stato ostaggio di Lindsay. E' una brava attrice, doveva essere qui, ma il suo comportamento è inqualificabile. Non risponderò a domande sulla sua vita privata".
Pure senza Lindsay, il pepe in conferenza non manca, grazie alla concomitante partecipazione del romanziere Bret Easton Ellis, sceneggiatore del film e sempre capace di rendersi antipatico con i suoi giudizi tranchant, e del pornodivo James Deen (più di 1000 film hard all'attivo), co-protagonista del film nel ruolo di un annoiato e ricco producer di Los Angeles, enormemente propenso a vizi e malefatte: "Finalmente ho avuto la possibilità di approfondire un personaggio - fa sapere Deen -, tra i pochi privilegi che l'hard non concede". Nome d'arte che suona come una caricatura, ragazzo disinvolto sul set, timido fuori, Deen non si smentisce nemmeno qui e affianca la Lohan in una delle scene più "hot" del film. Anche se ritiene "impossibile costruire un intero lungometraggio con sequenze esplicite. Possono esserci solo film come questo, in cui si assiste a qualche scena hard all'interno di una vicenda più complessa".
Nessuna contaminazione tra generi tradizionali e porno, anche perché, come assicura Schrader "abbiamo una parte del cervello che risponde solo agli stimoli espliciti e un'altra che lavora su livelli più profondi. Difficilmente si attivano insieme". In attesa di comprovare scientificamente l'ipotesi, Ellis preferisce spostare il tiro sull'anima dei personaggi, anche se è difficile trovarne una nei protagonisti di The Canyons: "Quando ho scritto la sceneggiatura li ho immaginati come maschere di una soap opera, volevo che si sentisse il carattere fasullo delle loro vite". Lo scrittore nega però precise invettive contro Los Angeles: "E' una vicenda che può essere ambientata in una qualunque città dove si fa del cinema". A pensarci bene, non sono poi tante.