Il re della sceneggiata napoletana se ne è andato. Aveva  72 anni Mario Merola e dopo cinque giorni di agonia si è spento il 12 novembre all'ospedale di Castellammare. Simbolo di una Napoli popolare, Mario Merola  è diventato un'icona per la gente della sua città e un esempio di come si può con volontà, determinazione e un pizzico di fortuna emergere e avere successo. Di umili origini, Merola ha fatto mille lavori, dall'aiuto cuoco allo scaricatore di porto. Ma si sa che a Napoli l'ingegno e l'arte di arrangiarsi possono più di qualsiasi altra cosa. Dalle canzoni canticchiate al porto alla ribalta del palcoscenico. Agli inizi degli anni Sessanta debutta in teatro e grazie alla canzone Malu figliu apre la strada del successo. Negli anni Settanta l'idea geniale: riportare alla ribalta un genere dimenticato da tempo: la sceneggiata. Con Guapparia e Zappatore viene conosciuto in tutto il mondo e osannato dai napoletani. La sua faccia e le sue canzoni piacciono anche al grande schermo. E' un genere quello di Merola che si sposa bene con il cinema di quegli anni. Così, nel  '73, con Sgarro alla camorra di Ettore Maria Fizzarotti fa il suo esordio davanti la macchina da presa. Con il regista Alfonso Brescia nasce un sodalizio e insieme girano titoli memorabili come Lo scugnizzo, Napoli... la camorra sfida, la città risponde. Del 2000 è la partecipazione al film di Roberta Torre Sud Side Stori e nel 2003 ha prestato la sua voce al cartoon Totò e la magica storia della pizza.  Molto cinema, televisione, tour internazionali, ma Merola ha sempre rivendicato anche la scoperta di nuovi talenti della canzone napoletana, da Massimo Ranieri a Nino D'Angelo fino a Gigi D'Alessio,  che gli ha dedicato Cient'anne e che nel '92 cantarono insieme.